La Critica Politica - anno IV - n. 10 - ottobre 1924

. LJ\ CRITICf\.PO-LITICI\ ANNO IV. .,, .;I, IllVIST A MENSILE ottobre 1924 · Còntro lo spirito del passato F ASC. 10. È quasi pacifico che le opposizioni debbano dimostrarsi più realiste del re. <Sull'Aventino - ha dichiarato l'on. De Gasperi in un recente discorso - non si discute, non si delibera, non si combatte per la costituzione dello Stato-avvenire >. C'è un accordo tacito in tal senso. Quel che maggiormente preme oggi è mettere in liquidazione il fascismo. Dei problemi del-poi resta tempo a discutere. E finchè con ciò si vuol dire che occorre evitare, in un blocco di forze molto dissimili come quello delle opposizioni, ogni motivo di dissenso e di contrasto; si può riconoscere che è buona tattica. Tattica, non programma. Quando la tattica diviene programma finisce col non servire nè come tattica nè come programma. E precisiamo. Il fervore costituzionale di cui sembrano pervasi gli organi più autorevoli dell'opposizione è, per lo meno, eccessivo. Chi tenga conto delle caratteristiche politiche dei partiti che sono all'opposizione ha ogni ragione di ritenerlo sospetto e di diffidarne. Anche se cos} non fosse è un imperdonabile errore lasciar credere che le opposizioni si siano solidalmente impegnate sul passato. Si giustifica l'accusa che esse si preoccupino di riconquistare le posizioni perdute, piuttosto che di un rinnovamento della vita pubblica italiana. La tattica - buona nelle intenzioni - è, insomma, pessimamente applicata. E sarebbe addirittura disastrosa se - come sta avvenendo - ogni partito dovesse applicarla nei propri riguardi. Evitare divisioni sui problemi sui quali c' è tempo a decidere non deve voler dire ignorare quei problemi, come se su essi non avesse a decidersi mai. Il fascismo li ha posti e liquidato il fascismo - che sarà cosa relativamente rapida - resteranno. Si dovrà pure affrontarli e risolverli. I partiti hanno perciò il dovere di non ignorarli. La loro immobili~à programmatica costituisce un ostacolo, un punto morto che bisogna superare. C'è una revisione da fare, profonda, di metodi d' idee di programmi. Per tutti. La realtà politica (c'è, forse, chi ne dubita?) ha sub)to un profondo rivolgimento. È in prima linea ciò che ieri era second_ario ed è senza importanza ciò che pareva capitale. E appaiono illogiche ed arbitrarie certe divisioni e suddivisioni ~he già trovarono nei fatti la loro giustificazione. Si deve arrivare ad una · sintesi. Ma per arrivarvi tutte le porte debbono essere aperte alla discussione, senza limiti e senza pregiudiziali . • Biblioteca Gino Bianco .,

'( 398 LA CRITICA POLITICA A pensarla cos} non siamo in pochi. I gruppi di « Critica Politica > si costituiscono appunto come volontà di revisione e di sintesi. Con non diverso carattere sono sorti i gruppi di < Rivoluzione liberale>. Rispondono ·gli uni e gli altri ad una necessità identica. I termini in cui la lotta politica si -svolge non ci soddisfano. Vogliamo mirare alla mèta, romperla col passato e trarre dall'esperienza gl' insegnamenti per non ri<!adervi. Oltre i partiti guardiamo a tutto il popolo italiano ~ chiamiamo a cooperare con noi uomini di ogni provenienza e di ogni classe. C'è un minimo di esigenze politiche che è interesse di tutti veder realizzate. Noi ci preoccupiamo di quelle. Poi ciascuno seguirà le proprie tendenze, le proprie preferenze. È quindi un'opera, quella che ci proponiamo, da svolgere fuori e nel seno degli stessi partiti politici organizzati, la quale potrà avere tanto maggiore efficacia quanto meno potranno identificarvisi i fini e gl' intenti di un determinato partito. Su· questa via tendono a mettersi oramai pure i gruppi dell' < Italia Libera>, sorti in un primo tempo, e utilmente, per togliere al fascismo la base sulla quale questi sembrava meglio poggiarsi, coll'autodefinizione di < partito e governo di - combattenti>. Assolto trionfalmente il loro primo compito i gruppi det1' < Italia Libera > sentono che bisogna guardare al domani prossimo, che la lotta che essi e noi combattiamo sarebbe pressochè inutile se non dovesse· riuscire a dare agli italiani < un'altra carta fondamentale dei diritti e dei doveri dello Stato e- dei cittadini>. Ebbene, non esitiamo a riconoscere che questa affermazione ha uno straordinario valore, anche per il larghissimo appoggio di consensi che l' « Italia Libera > ha già raccolto nel sentimento del paese. Si tratta ora di stabilire tra queste iniziative diverse i collegamenti opportuni. Non esistono per fortuna tra noi barriere dottrinali e burocratiche che c' impediscano di avvicinarci e d' intenderci 1 Non vi sono motivi per cui ci si debba ignorare e boicottare a vicenda come, quando non hanno altri motivi per combattersi dichiaratamente, fanno troppo spesso i partiti fra loro, specie se sono partiti. ... affini. Abbiamo, invece, un interesse comune a discutere, a far discutere e ad essere discussi. La prima battaglia da combattere insieme - fosse la più difficile - è quella di obbligare le opposizioni ad uscire dalla loro immobilità, dalla loro voluta e insincera indifferenza per ~ problemi di domani, per determinare davvero nel paese un forte movimento dell'opinione pubblica per quelle garanzie essenziali, per la libertà di tutti e di ciascuno, che è indispensabile veder realizzate nello Stato. ' Nessun rinvio. Nessuna possibilità offerta ai politicanti, o troppo accorti o troppo prudenti, di preparare il ritorno allo statu quo ante. La Nazione, uscendo dalla situazione attuale, deve esser chiamata a pronunciarsi sull'ordinamento che vuol darsi. Come si vede, le basi per un accordo ci sono. Bibliòteca .Gino Bianco

CONTRO LO SPIRITO DEL PASSATO * * * 399 Si dovrebbe pensare che l'esperienza sia stata tale e tanta che nessun pericolo ci sia di ricadere negli errori ~ nelle situazioni del passato. Eppure non è precisamente cosl. Nulla ci dice ancora che dell' esperienza si sia tratto sufficiente profitto. Si riconosce spesso e volentieri che si è errato, ma come e perchè, ecco un esame che quasi nessuno ha fatto e fa per proprio conto. Di solito se ne attribuisce la responsabilità alle circostanze o agli altri, amici o avversari. Ad ogni modo si preferisce non discuterne, anzitutto per .... non dare agli avversari ulteriori soddisfazioni, poi perchè si pensa, anche qui, che a discuterne resti sempre tempo. E intanto si ricomincia - dove si ricomincia - esattamente come prima. E proprio collà buona intenzione di non < ripetere gli errori di ieri > I Abbiamo, ad esempio, sott'occhio le proposte di riforma dello Statuto <!ella Confederazione del Lavoro in vista di una prossima ripresa del . movimento operaio. La classe lavoratrice è quella che dal fascismo ha maggiormente sofferto. Delle organizzazioni create per la sua difesa e per la sua emancipazione poco o nulla più resta. Riprendere, per quanto ha riguardo all'organizzazione sindacale, vuol dire ricominciare da capo. Se gli uomini che diressero la Confederazione volessero farsi centro della riscossa operaia italiana, noi diremmo senz'altro : ben.issimo, è un vostro diritto ed è anche un dovere. Ma essi non si limitano a ciò. Prendono l' iniziativa, ma per attribuirsi il diritto di stabilire fin da questo , momento e per tutti le forme e le regole - l'ordinamento e il modo di funzionamento - dell'organismo destinato a raccogliere le forze operaie. E dimenticano che l'unione operaia può solo risultare da un'opera di onesta cordiale e larga collaborazione, che non si può fare una casa senza conoscere i desideri e i bisogni di tutti coloro che dovranno occuparla e che, dopo il fascismo, è presumibile che diritti di monopolio nella vita politica e sociale non saranno troppo facilmente riconosciuti e tollerati. È però il modo come essi pensano di poter ricostruire la casa d~ll' organizzazione operaia che ci colpisce come una rivelazion~. Questi uomini, che hanno diretto per tanto tempo le cose della Confederazione · del Lavoro, sono rimasti incrollabilmente fermi nelle loro vecchie posizioni mentali. La loro concezione autoritaria, centralistica, antidemocra• tica infine, dell'organizzazione sindacale non ha sub)to una scossa. La esperienza non ha insegnato loro proprio nulla, nemmeno l'esperienza fascista. Molto amici della libertà allorchè stillano ordini del giorno per la stampa, lo sono assai poco quando il problema della libertà si pone praticamente, come cosa da attuare, nell' interno dell'organizzazione operaia. Anche qui, nello statuto che dovrebbe serv:ire di base alla futura ConfederazioRe dei lavoratori italiani rendono in un articolo, il primo, iblioteca · ino Bianco

' 400 LA CRITICA POLITICA il loro doveroso omaggio allo spirito dei nuovi tempi : < La Confederazione - è detto - svolge la sua azione col metodo democratico e col rispetto alla volontà delle maggioranze, scartando ogni propaganda di metodi sistematici di violenza e di dittatura>. Ma si tratta di un omaggio misurato e puramente formale 1 Appena poi scendono al concreto,. alla democrazia serrano, a ogni buon conto, la porta. L'organizzazione è pensata, infatti, su un sistema rigido, con poterr fortemente accentrati. Alla Confederazione, attraverso i suoi dirigenti, spetterebbe regolare tutta la vita sindacale, in modo che nulla sfugga a} suo controllo e al suo potere : dalla determinazione delle azioni locali alla scelta degli impiegati. Nessuna autonomia. Subordinazione assoluta .. Le Camere del Lavoro si vedono fissata preventivamente la loro circoscrizione territoriale (che deve essere la provincia, tanto per. copiare l'arbitrario modello statale) e le attribuzioni, limitate ai servizi di propaganda e di assistenza. Le agitazioni e le lotte del lavoro, i problemi di carattere professionale vengono _invece riservate alle federazioni nazionali, che dovranno essere non più per professione n1a per industria,. - tanto per centralizzare meglio, e obbligatorie per tutti. Tutto il sistema dell'organizzazione viene cioè nettamente e uniformemente fissato, in assoluto contrasto con la realtà stessa della vita economica italiana che è pure tanto complessa e varia nella sua struttura, con diversità profonde di condizioni, di attitudini e di rapporti sociali da regione a regione, e spesso da località a località. La sua assurdità è tale, insomma, che non chiede nemmeno di essere dimostrata. · La democrazia poi in questo sistema se non entra per diritto (centralismo e democrazia sono termini antitetici) non entra nemmeno di traverso. L'omaggio al < metodo democratico > è tutto in quella parte che abbiamo riprodotto del primo articolo del progetto di statuto. Negli articoli successivi non si bada nemmeno a salvare le apparenze. Gli organizzati possono arrivare fino ai poteri dirigenti solo per grandi numeri (immaginate la sovranità popolare che si esercita per gruppi di 5 mila• elettori ?) e attraverso un curioso sistema di rappresentanza che divide gli elettori esattamente a metà tra Federazioni e Camere del Lavoro. Si assicura che cos} sarà tenuto conto nelle nomine anche delle minoranze :- come, non si dice e nemmeno si vede. Invece ai segretari stipendiati si .fa posto di diritto nel Consiglio Direttivo. Dice l'art. 14: < Il Consiglio Direttivo ,è composto di 14 membri eletti dal Congresso .... e dal segretario generale e dai Segretari>. Dice l'art. 20: < Il Segretario generale e i segretari costituiscono il Comitato Esecutivo >. E l'art. 22 specifica~ < Al segretario generale spetta la direzione del movimento confederale, degli uffici e del giornale. I segretari aiuteranno il segretario generale> .. Tutti i poteri vengono cioè di diritto e di fatto, attribuiti ai segretari,. senza limiti di numero. E basta questa conclusione a stabilire (da uopunto di vista democratico anche molto.... tollerante) tutta l' immoralit@ Biblioteca Gino Bianco

CONTRO LO SPIRITO DEL PASSATO 401 · del sistema. Tanto immorale che gli stessi comunisti (cos) poco teneri per i principt della democrazia) hanno sentito il bisogno di elevare le toro proteste contro il burocratismo e l'antidemocraticismo confederale. Insomma - ed è la conclusione a cui volevamo pervenire - l'espeTienza ha servito assai poco, sotto tutti i riguardi. Democrazia è tuttora per molti, per troppi, solo una vaga parola. Le tendenze autoritarie che danno vita al fascismo ..sono forti anche nel seno delle opposizioni e minacciano seriamente i risultati della lotta nella quale siamo impegnati. ·Ciò che sta verificandosi per f'organizzazione operaia è un sintomo ammonitore. Importa assai che il movimento operaio riprenda. Un movimento operaio serio, ordinato, degno di questo nome potrà però aversi unicamente quando la partecipazione degli operai alle .questioni che li interessano e alle cose interne dell'organizzazione sarà assicurata in modo largo, completo, diretto. La causa prima ed unica di tutti gl' insuccessi e di tutti gli errori del passato fu nello spirito oligarchico e nei sistemi accentratori e autoritari che prevalsero nell'organizzazione. E fu anche la causa della diseducazione operaia, e di tutti i dissensi, delle divisioni e del frazionarsi della organizzazione. Finchè si pretenderà di ritornare ai vecchi sistemi e ai vecchi metodi, l'unità del .proietariato non si raggiungerà mai. Nessuno che ami il proletariato, che ne voglia l'elevazione e l'emancipazione può sentirsi disposto a coopeirare ad un'opera inutile e dannosa. Di dittature i lavoratori italiani ne hanno avute abbastanza. Il problema della conquista democratica non deve solo essere risolto nello Stato, ma in tutte le istituzioni, anche e sopratutto nelle istituzioni del lavoro. È questa la verità che bisogna far penetrare. Ad ogni costo. OLIVIERO ZUCCARINI I GRUPPI DI < CRITICA POLITICA» Il programma per i gruppi di « Critica Politica » pubblicato nel numero scorso ci ha procurato numerose e simpatiche adesioni, specie dal Mezzogiorno d' Italia. Ne prendiamo atto come di un.... augurio. Uno speciale articolo alla nostra iniziativa ha dedicato, in Hamanitas di Bari, G. Chiarelli il quale, dopo avere ampiamente illustrato le nostre idee, conclude cosi : « Abbiamo fede che la nostra Puglia, la quale appartiene a quell' Italia « provinciale e rurale che l'accentramento ha troppo a lungo dimenticato e sacrificato»; che ha si grande tesoro di tradizioni proprie con amore ravvivate dal costante studio di uomini eminenti, che ha troppi interessi da emancipare dalla oppressione recentemente accresciuta dallo Stato partito rassista rossoniano, sentirà tutta l'opportunità della nuova iniziativa, alla quale non negherà l'adesione fattiva delle sue forze migliori ». Un articolo pure pieno di simpatia per noi ha scritto C. Molaschi nel fascicolo del 15 ottobre della rivista « Pensiero e Volontà». Per chi volesse cooperare al nostro lavoro avvertiamo che abbiamo stampato a parte « Programma e Organizzazione dei Gruppi». Biblioteca ino Bianco

. ' . ' Nel secondo anniVersario- della Marcia Le gerarchie fasciste si apprestano a celebrare il secondo anniversario del loro avvento, esaltando liricamente l'opera compiuta nel biennio e rinnovando l'ostentazione del grande dispregio, in cui tengono tutto quello che prima del lor e trionfo da altri fu fatto e quello che da altri viene detto o solo pensato in contrasto con esse. Nel secolo della relatività, per le gerarchie fasciste il relativo non esiste : ciò che reca l' impronta fascista è grandioso, è degno di storia e di epopea, e ciò che quell' impronta non reca è viltà, turpitudine~ abominio : il chiaroscuro non esiste, e la retorica più secentista ricorre come motivo fondamentale nella prosa dei giornali ligi al regime e qelle orazioni dei molti gerarchi sempre pronti all'autoesaltazione. Nel discorso ai costituzionali del Cova il capo del fascismo ha riassunto l'attivo del bilancio di questo biennio, soffermandosi sui successi conseguiti nel campo della politica ester~, nella politica finanziaria, nel~e riforme delle Scuole della Burocrazia e degli Enti locali, e.nella scomparsa degli scioperi, affermando che in ognuno di questi campi il suo Governo ha seguito una direttiva rettilinea e ha segnato un'impronta incancellabile, meritandosi l'ammirazione e la gratitudine del Paese. Sulla traccia di quel discorso la stampa fascista viene preparandosi alla celebrazione dell'anniversario. Anche chi voglia porsi su un terreno di obiettività serena e si sforzi di vincere ogni tentazione ipercritica, è costretto a fare le più ampie riserve sui risultati dell'attività governativa durante questo biennio. Prescindendo dai problemi di politica estera, che sono molto complessi e .non possono essere discussi se non con grande cautela, è pacifico che le riforme sullo stato giuridico della burocrazia e le innovazioni alle leggi regolatrici della vita degli enti locali hanno avµto un carattere meramente formale e privo di ogni efficacia pratica ; è del pari pacifico che ~a Riforma Gentile, per la fretta con cui si pretese di applicarla nella sua integrità, ha sconvolto il vecchio· e difettoso organamento della Scuola Media ma è ben lungi dall'averci dato un ordinamento nuovo,. per cui professori allievi e famiglie si muovono a disagio in un terreno terremotato e ~ercano faticosamente il punto di equilibrio stabile. La, scomparsa degli scioperi appare il frutto di una coercizione politica, anzichè il risultato di una più alta educazione sindacale dei lavoratori e degli imprenditori: è un ordine esteriore e coattivo, non un ordine interiore e volontario, e nasconde il tragico pericolo di una riscossa tuBiblioteca Gino Bianco

NEL SECONDO ANNIVERSARIO DELLA MARCIA 403 multuaria quando la pressione· politica si allenti per una ragione qualunque. La politica finanziaria, che prende nome dal Ministro De Stefani e fu seguita con viva simpatia dagli. studiosi, presta ogni giorno più il fianco a riserve e a critiche. Gli ultimi provvedimenti, oltre avere il peccato formale di essere stati_ disposti con Decreto legge, appaiono dettati più dalle preoccupazioni politiche del Governo desideroso di popolarità che da ferme direttive di bilancio, e fanno sorgere il dubbio che se pur fu raggiunto l'equilibrio fra entrate e spese lo si comprometta nuovamente. La resistenza dell' on. De Stefani alla tendenza sperperatrice sembra meno rigida di quello che non fosse agli inizi del suo Ministero : si promettono continuamente lavori pubblici 'grandiosi, ferrovie, strade_: per l'aviazione militare secondo l'officiosa Tribuna si sperperano milioni senza costrutto : si parla di destinare milioni a questa e a quella regione, a questa e a quella città: si minaccia di costruire a Roma una Mole littoria all'uso dei grattacieli americani e un Teatro di Stato con la spesa di mezzo miliardo come se navigassimo nell'abbondanza : un collaboratore del Popolo ha elencato una serie di Decreti legge comparsi in questi ultimi mesi nella Gazzetta Ufficiale autorizzanti spese di notevole entità, senza che fossero provvisti i fondi corrispondenti. Si è abolita l' imposta sul vino, che dava allo Stato mezzo miliardo, con un provvedimento improvviso e inatteso, che era in contrasto con le dichiarazioni immediatamente anteriori di non poter consentire all'abolizione; ma a compenso, in un momento in cui si stava accentuando minacciosamente il rincaro dei generi alimentari, si è inasprita la tassa sullo zucchero e sul caffè colpendo ancora una volta i ceti medii tanto tartassati dal fisco. Dall'insieme di questi provvedimenti appare che non si segue una direttiva, ma si obbedisce a pressioni politiche e si va avanti con espedienti opportunistici, e forse non è estranea a questa preoccupazione la tendenza della lira a ribassare in confronto al dollaro, alla sterlina e al franco svizzero, con la concomitante ascesa dei prezzi, determinata pure da altre cause. All'attivo,. che nell'apprezzamento critico viene riducendosi di molto in confronto alle autoesaltazioni del lirismo ufficioso, si contr~ppone un passivo veramente impressionante. Il fascismo potè compiere due anni fa la sua Marcia perchè istintivamente tutti erano stanchi della situazione ' in cui l'Italia si trovava, con una classe dirigente incapace a ristabilire il vecchio ordine e con una classe rivoluzionaria incapace a istituire l' ordine nùovo. L'on. Claudio Treves, sofista senza fede, aveva indicato in un suo discorso parlamentare la tragica ansia di questa crisi, e il fascismo con irruenza giovanile e spregiudicata si incuneò nella soluzione di continuità, intuita sterilmente dal rossigno deputato socialista, aggiudicandosi i~provvisamente tutto il potere. Conquistato il potere con tanta facilità in un'ora di generale disorientamento, cominciava per il fascismo l' expeBiblioteca .Gino. Bianco • •

404 LA CRITICA POLITICA rimentum crucis. Se in esso vi erano in numero adeguato intelligenze superiori coscienze integre e mentalità pronte ad afferrare le situazioni e a risolverle, si sarebbe consolidato prontamente, dimostrando col fatto il suo buon diritto al conquistato potere e riducendo per molto tempo le opposizioni a una secondaria 'funzione di controllo e di sprone. Dal movimento caotico, in cui confluivano tante aspirazioni divergenti, si sarebbe espressa una nuova classe dirigente, che in breve volgere di tempo si sarebbe imposta al paese con la sua capacità e non con la sua forza armata. Mai un partito conquistò a se il potere con maggior rapidità e con prospettive di cos} facile consolidamento : in fondo gli oppositori più decisi erano rassegnati, e tutti gli altri erano pronti a collaborare al successo del nuovo signore. Un'esigenza imperiosa era però nella coscienza di tutti : che con la soluzione rivoluzìonaria della crisi postbellica avessero termine gli illegalismi ~ che la legge venisse applicata rigidamente, senza riguardi e senza .eccezioni. Dopo Io sforzo bellico, dopo le lotte accese svoltesi dal 1919 al 1922 s·enza esclusioni di colpi, dopo tanti turbamenti, il paese voleva la pace interna per lavorare, per intensificare la produzione e cicatrizzare le noti lievi ferite dalla guerra inferte all'economia nazionale. Questo doveva comprendere il fascismo per consolidarsi·, per trasformare la sua insurrezione vittoriosa in un regime saldo e d~raturo: se l'avesse compreso la celebrazione del secondo anniversario della Marcia avrebbe richiamato intorno alle sue bandiere più consenzienti di quelli che non ebbe nella prima. Il fascismo dette invece alle provincie la dittatura dei ras e teorizzò il diritto della' forza, del privilegio, della immqnità : identificò se stesso con la Nazione, il Partito con lo Stato, e fece s) che mentre le sue gerarchie celebrano il secondo anniversario il problema incombente è quello della successiorte. Tutti oggi si pongono questo problema, dai liberali di destra ai so_cialisti unitarii. I liberali di destra, dopo il Congresso di Livorno che ha saputo di forte agrume anche per loro, hanno riaffermato il proposito di collaborare col Governo fascista, ma volutamente pongono in luce quelle stesse esigenze che il Congresso di Livorno aveva formulato. Questo indica chiaramente che fra i liberali che votarono l'ordine del giorno Pedrazzi e il gruppo parlamentare di Salandra vi è u~'affinità fondamentale di scopi e una divergenza tattica. I liberaH di Livorno credono che per porre la loro candidatura a successori del fascismo giovi far della fronda ; gli altri pensano che sia più opportuno fare del lealismo: gli uni e gli altri dissentono in realtà dalle direttive· del Governo e del Partito dominante, e cercano di farsi centro o portavoce di quelle correnti che oggi prevalgono nell'opinione pubblica per assicurare il trapasso del potere nelle loro mani. I dirigenti dell'Associazione Nazionale Combattenti e quelli dei Mutilati si pongono suppergiù nello stesso terreno; essi sentono che gli umori delEopinione pubblica non sono favoBiblioteca Gino Bianco ..

.. NEL SECONDO ANNIVERSARIODELLAMARCIA 405 revoli alla continuazione di un regiine, in cui sono stati possibili gli episodii scandalosi del Corriere Italiano e quelli delittuosi delle uccisioni di Matteotti, di Lertua e di Rindi, ed esprimono il loro dissenso ponendo piìt o meno consciamente la loro candidatura alla successione. La prospettiva di una crisi incombe su tutto l'ambiente politico romano, e malgrado le illusioni dei ras non saranno certo le provincie che potranno impedirla. La marcia su Roma ha trasferito il centro vitale del fascismo dalle provincie a Roma, e da Roma ha consolidato il dominio dei· ras e dei regoli con il servilismo dei prefetti. Se la situazione politica si capovolge a Roma, le posizioni di provincia per quanto appaiano f erreamente presidiate si capovolgeranno. È un errore credere che il fascismo sia tin ~enomeno rurale e provinciale : nelle provincie e nelle campagne il partito fascista è una minoranza, che si regge perchè ha l'appoggio della macchina statale con i suoi prefetti e con le sue forze di polizia e perchè gli avversari sentono l' impossibilità di riscosse locali, che verrebbero prontamente represse con disperata energia. Le forze che manovrano per una successione di centro sono forse molto scarse, e non hanno un gran seguito di aderenti .inquadrati in associazioni, ma sono circondate da diffusi consensi e non incontrano ostilità decise nel cartello delle opposizioni, che non può come tale presentare la sua candidatura alla successione e che da questa impossibilità trae la ragione della sua esistenza e della sua debolezza. I partiti, che compongono il cartello delle opposizioni, sono profondamente divisi fra loro, e almeno per ora non possono porsi il problema di una collaborazione positiva : uniti nel terreno negativo dell'opposizione, per pregiudiziali teoriche e per preoccupazioni di ordine vario, non possono formulare un programma di azione positiva comune, anche se molti dei capi ·nel segreto del loro pensiero vagheggino questa possibilità collaboratrice per il domani. Costretto da questa sua impotenza, il cartello delle opposizioni è portato a non avversare il successo della manovra di centro e . anzi a facilitarlo indirettamente. Questa soluzione di centro, che secondo il cartello delle opposizioni avrebbe il carattere di un espediente di provvisoria transizione, non ha e non può avere le nostre simpatie ; i liberali di destra o di sinistra sono in realtà dei conservatori gretti; nella capacità dei dirigenti dell' Associazione Combattenli da Russo a Savelli abbiamo scarsa fiducia, ravvisando in essi dei politicanti, che non sono in contatto con la realtà economica e che si destreggiano per emergere senza av_ere idee chiare e direttive precise. La successione di centro sarebbe solo una parentesi priva di ogni vitalità e non avvierebbe a soluzione nessuna delle questioni prof onde in cui si dibatte la vita italiana. L'albagia professorale dell'on. Salandra, che dopo il discorso del Campidoglio non seppe dir più una parola capace di giungere all'anima de- · gli italiani, l'astuta abilità del vecchio Giolitti, la retorica inconcludente Biblioteca Gino Bianco · J

406 LA CRITICA POLITICA d·ell'on. Orlando e le titubanze celestinesche dell'on. De Nicola sono inadeguate al momento che l'Italia attraversa : a un loro interregno. ci par quasi preferibile quello del generale Giardino, che almeno· avrebbe ·aperto e confessato carattere di transizione. Anche questo interregno sarebbe però sterite di ogni beneficio se. in seno al cartello delle opposizioni non si elabori una conce~ione m·eno astra~ta e formale di quella in cui ora si racchiudono, per dissimulare la loro incapacità di azione. In questa fase critica della situazione, mentre si, manovra a coperto, noi ·siamo convinti che la gioventù studiosa abbia il dovere di ortenfarsi sui problemi concreti, ponendoseli chiaramente e ricercando le soluzioni adeguate: crediamo che ai superiori interessi della Nazione si provveda meglio formando gruppi di cultura politica, come quelli di Rivoluzione liberale e 'della nostra Critica, che inquadrandosi in un partito di masse o tentando la costituzione di un nuovo partito a larga base, e non diamo quindi la nostra adesione personale nè alla Lega italica di Sem Benelli nè alla iniziativa dell'on. Gaetano Sàlvemini per l'adesione dei suoi amici al Partito socialista unitario.· L'on. Benelli ha pubblicato le regole della sua Lega, e in esse fra mezzo a molta letteratura e a molta retorica non mancano punti che hanno il nostro pieno consenso. Il deputato toscano mostra di comprendere tutta l' importanza che ha il regionalismo ; egli chiede che i suoi aderenti studiino la missione lavoratrice di ogni regione italiana, dichiara il suo culto per la bellezza e la varietà regionale d'Italia, rivendica le autonomie comunali, esprimendo l'augurio che i comuni si liberino dallo spirito di fazione ch'e li deforma e li inquina e divengano centro della riorganizzazione statale; afferma che < l'Italia nel suo grave accentramento statale - costoso avvilente asfissiante esposto ed aperto a tutte le speculazioni politiche finanziarie industriali a suo danno - è incapace a raccogliere e a coordinare tutta la ricchezza e la virtù, che l'opera e l'anima delle varie regioni offrono alla Nazione>: e conclude esaltando l'onestà, la rettitudine, la fede, la parsimonia, l'intelligenza e la concordia contro l'inganno, la speculazione, il tradimento, lo spreco, il fasto, e condannando recisamente < l'ottusità bestiale coronata di gran• dezza per mezzo della prepotenza > e tutto ciò che umilia inasprisce e divide gli italiani. Noi, a parte l'esuberanza degli aggettivi, sottoscriviamo senza riserve a questi propositi idealistici e alle affermazioni regio. · naliste, che costituiscono il nostro credo. Ma ,può seriamente pensarsi a un'organizzazione politica efficiente sulla base di questo programma letterario ? Può sperarsi con un proclama, per quanto nobile nelle sue aspirazioni e nelle sue motivazioni interiori, di suscitare un consenso largo e travolgente, e di sprigionare da esso una azione politica coe• rente ai principii enunciati nella· teoria ? A questi interrogativi non possiamo dare .una risposta af~ermativa, e non diamo l'adesione alla Lega italica. · .. Biblioteca Gino Bianco

NEL SECONDO ANNIVERSARIO DELLA MARCIA • 407 Questi o molto simili interrog·ativi deve essersi posto l' on. Gaetano Salvemini, e, avendo constatato la necessità di fare affidamento su f orze ieali e concrete per svolgere un'azione politica efficace, ha deciso di iscriversi al Partito Socialista Unitario, insieme a molti amici, con una dichiarazione precisa, in cui riafferma il suo programma liberista, autonomista, rurale. Questi capisaldi del suo pensiero politico noi condividiamo pie11:amente e la propaganda della nostra Rivista è ispirata alle direttive dell'on. Salvemini, che ci auguravamo di avere nella nostra famiglia, come maestro e come guida per la sua dirittura morale e per la tenace fede di cui sempre ha dato prova. Ma.... non ci sentiamo di sottoscrivere la sua dichiarazione di principii nella parte conclusiva, perchè siamo profondamente convinti che il Partito Socialista Unitario, meno. di ogni altro partito, può far suoi i criteri informatori delle direttive di Salvemini. Il Partito Socialista Unitario è statolatra ed urbano per eccellenza: è tutto preso nella rete della legislazione sociale, dell' interventismo statale, dell'unitarismo livellatore, e non può comprendere le nostre esigenze rurali, regionaliste, liberiste. Il nostro posto di battaglia non è e non può essere nelle file di un partito che tutto vede sotto l'angolo visuale dello Stato, e che fatalmente è portato ad intensificare il processo accentratore dello Stato, corrompendo le stesse cooperative rurali con la politica dei lavori pubblici e con i finanziamenti da parte di istituti statali ottenuti attraverso una pressione politica. , All'adesione a una Lega, senza djrettive precise e senza rispondenza con forze reali, o a un Partito ispiraiitesi a una concezione radicalmente diversa dalla nostra nel problema fondamentale della riorganizzazione statale, preferiamo, mentre la crisi matura, il nostro isolamento attuale~ che forse non è sterile come può sembrare ai partitanti. La Patria possiamo servirla degnamente, senza inquadrarci in un partito politico, conservando integra la nostra facoltà di osservatori e di critici, ponendo a noi stessi e agli amici nostri di altri partiti il problema di un indirizzo politico rispondente ai bisogni della nostra agricoltura e della nostra varietà regionale, e insistendo nel reclamare un regime tributario che non, essicchi le fonti del reddito nazionale, un ordinamento statale più sciolto e pib snello, e una liberazione della vita locale dalla faziosità dei politicanti. Se numerosi giovani ci seguano in questo nostro bisogno di studiare coscienziosamente i problemi concreti della vita regionale e italiana e ' di avversare ogni retorica e ogni demagogia, l' Italia si libererà veraménte e radicalmente da quei mali, che hanno favorito l' improvvisato trionfo del fascismo e che ne determinano .ora la interna crisi, ponendo imperiosamente ai fiancheggiatori il problema della successione appena due: anni dopo la travolgente vittoria. '- ·, FEUERBACH ·• .. . . ,, - .. . - .. s· lioteca Gino Bianco

.. POLITICA INTERNAZIONALE Il problema della pace europea L'on. F. Nitti ha pronunciatoa Copenaghenun notevolediscorsosu le diffi- ·.coltàe le necessitàdellapace europea.Diamo qui sotto la parte centrale e sostanzialedel discorso.Ci sembra che meriti di essere conosciutatantopiù che i ..giornalitalianisi sono limitatia brevi cenni. Siamo stati e siamo avversaridell'on.Nitti, cheabbiamofermamente combattuto quandoera al Governo,per la sua politica internaeper moltilati dellasua .politicaeconomica.Ciò non ci impediscedi riconoscerechela tenaciaconla quale egli si sta battendoda anni a questaparte sui problemidellapoliticainternazionaleper un idealedi pace e di collaborazionfera "i popolieuropeigli acquistaai nostri occhi un alto titolo di benemerenza.Rileviamointantocome in questalotta ,.l'on.Nitti sia statofatalmentecondottoverso quelle soluzioniche già intravvidero ·ed auspicaronogli uominimaggioridellademocraziaitaliana:Mazzini e Cattaneo. Ma di chiunque è stata la responsabilità della guerra ora occorre arrivare alla pace : ne siamo ancora lontani e il più grande torto dei trattati è di aver -determinato una situazione d'incertezza e d'impermanenza di lunga durata. Il sistema delle riparazioni, anche come è stato ora modificato, in base al piano Dawes, si basa su una lunga durata, cioè sulla divisione dell'Europa fra vincitori e vinti. I vinti e i caduti risorgono: la Turchia, dopo aver subito tutte le ìngiustizie, è risorta con le armi. La Russia ha annullato tutti i programmi di 'Clemenceau, di Poincaré e di Millerand : non è più possiblle mandare armate insurrezionali contro di essa, nè è attuabile il programma della corda di « fil barbelé », come volevano Clemenceau e Millerand. L'uno dopo gli altri gli Stati europei sono stati obbligati a riconoscerla anche « de jure ». La Germania è stata impoverita e disordinata : ma è forte e vitale e risorgerà. La sua economia è stata rovinata; ma essa, cadendo, ha indebolito l'economia dei vincitori. I cam- 'bi continentali, con poche eccezioni, cadono lentamente, ogni giorno. Triste sintomo ! L'Europa ha un milione di uomini sotto le armi più che nel 1913, 11.onostante il disarmo della Germania e dei vinti. Si spendono dopo la guerra tre miliardi di oro in più che prima della guerra. La produzione dell'Europa, secondo i più autorevoli banchieri inglesi, .è diminuita di quasi il 30 per cento ·e il cons,umo di quasi il 40. La Qermania ha pagato qué\Si cinquanta miliardi ; ma si è impoverita al punto che ora i vincitori devono consentirle un prestito per riprendere il suo cammino. Non era più semplice non richiederle cose assurde? Il numero degli Stati europei è passato da 25 a 35 ; ma molti nuovi Stati sono in dissoluzione e altri chiedono aiuto da coloro cui dovrebbero fornire somme a titolo di riparazioni. I vinti non accettano le più gravi ingiustizie dei trattati; i vincitori non vogliono sentir parlare di revisione, e i trattati non sfugI Biblioteca ·Gino Bianco

• IL PROBLEMADELLA PACE EUROPEA 40<)· . giranno a questa necessità. Le perdite economiche della guerra sono state poca cosa di fronte alla distruzione di ricchezza operata dai trattati di pace e dalle· nuove barriere doganali, che hanno diminuita o annullata la produzione e determinato forme di accaparramento pericolosissime. La guerra chimica, i sottomarini, l'aviazione raggiungono ogni giorno forme spaventose : che cosa sarebbeuna nuova guerra? Si è detto durante là guerra c·he metà dei popoli che combattevano erano per la libertà, metà contro : il risultato è stato che le due metà> hanno perduto entrambe in molta parte il senso della libertà e hanno avuto. come conseguenza il bolsc~vismo e le dittature. Noi abbiamo, come dicono gli inglesi, non una pace, ma una pace di guerra, una « peace war ». Anche la religione e la scienza sono state spesso contaminate dallo spirito di violenza e in molti paesi siamo tornati al Medio Evo, quando si pretendeva che le idealità dei popoli fossero date dallo Stato. La nobile parola del Papa, Benedetto XV è ancor oggi la parola di verità : è stata una inutile strage. È stata più che altro, uria guerra civile europea e il rimedio è solo in una ~generale riconciliazione, in qualche cosa che ristabilisca l'Europa come una unità vivente. · Si può concepire che la Russia sia durevolmente separata dalla Germania ?~ · Si può concepire che per quaranta anni l'Europa sia ancora divisa in due parti? Fra quaranta anni la Germania sarà un paese di cento milioni di uomini: uomini tenaci, uomini forti nel lavoro e nella lotta. Che cos~ sarà allora un conflitto ? e tarderà fino allora a manifestarsi il conflitto ? La crisi di quelli che furono i belligeranti si va estendendo ogni giorno ai i neutrali. Abbiamo avuto modo, dopo tanti errori, di constatare che le nazioni prima di essere concorrenti sono associate e che la prosperità di ciascuna dipende in· certa guisa dalla prosperità di tutte. La riduzione del potere di acquisto della Germania è stata fatale sopra tutto alla Gran Brettagna ; ma ha nociuto ali'America del Nord, ha dis9rdinato l'America del Sud. L'Europa rimane il gran mercato di produzione e di consumo, con quasi mezzo miliardo di uomini : la piccola Olanda soltanto compera più merci in America che tutta l' India e tutta la Cina unite insieme. Se l'America non vende merci ali' Europa non vuole più uomini dall'Europa. Come si può perdurare in questo disordine ? Dopo aver diffuso nelle masse la illusione che la Germania potesse pagare·- . 250 a 300 miliardi di marchi oro, per rifare il mercato tedesco, ci siamo ridotti'\ al piano Dawes e siamo stati obbligati noi stessi a fare un prestito alla Germania. La Commissione delle riparazioni e la Società delle Nazioni sono risultati organismi viziati fin dalla loro origine per il modo come hanno agito. · Intanto l'America tende sempre· più a separarsi dall'Europa e non è disposta a rinunziare ai suoi crediti verso Stati che proclamano principi contrari ai suor stessi ideali di vita. Tutto ciò è vero. Ma come uscire dalla situazione attuale ? Ora non vi sono più le ma·nifestazioni orgogliose di qualche anno fa. La,Gran Brettagna è per la pace e la democrazia; la Francia vede il suo pericolo e torna alle sue tradizioni, ·democratiche. I Paesi Scandinavi sono passati interamente alla democrazia. Ognu-- no sente il suo pericolo : la disoccupazione sempre crescente è per la Gran Bre- • tagna ciò che è per la Francia il corso dei cambi gravissimo. Biblioteca Gino Bianco . '

., -410 LA CRITICA POLITICA Ma non si osa affrontare il male e si va incontro ad altre illusioni.· Le Con- ·ferenze di Londra e di Ginevra sono basate sulla illusione. Esse pretendono con la riduzione degli armamenti e con i trattati di mutua garanzia, consolidare lo stato attuale di cose a buon mercato: sono la difesa dell'arbitrio e dell'assurdo a costo più basso. In altri termini tutti gli Stati dovrebbero impegnarsi a mantenere ciò che esiste. Ma ciò che esiste può esser.e mantenuto ? Possono essere mantenute assurdità come il corridoio di Danzig e la spartizione della Ungheria e la rovina dell'Alta Slesia, che dipendono dai trattati e sono state fatte contro i trattati? Parole ! Parole ! Parole ! Mai l'America accetterà di garantire tutto ciò ; mai accetterà di ridurre i suoi · crediti e tanto meno vi rinunzierà se avrà dinanzi a sè una Europa sconvolta, cioè un pessimo mercato. Difatti il commercio stesso dell'America si riduce ogni giorno, e l'America, non ostante le parole, diventa sempre più diffidente. Le difficoltà della pace sono grandi ; ma grande è anche la necessità. Ciò -·che è certo è che non si arriverà alla pace, mantenendo in piedi' la illusione. Dobbiamo arrivare alla pace : quali sono le vie più adatte ? La pace e la guerra sono prima di tutto due stati d'anima. È la esaltazione quotidiana della violenza che predispone alla gùerra. Ora vi è un progresso reale. Nel 1914 la guerra aveva sulle masse il fascino dello ignoto; vi era come . un'attrazione dolorosa verso di essa, che si presentava eroica anche nella sofferenza. La guerra moderna, spaventosamente logica, fredda, crudele ha perduto ogni attrazion~. I popoli, anche vincitori, non hanno più alcuna simpatia e hanno anzi un senso di profonda avversione per ogni avventura. Le parole di esaltazione non trovano più alcuna eco nelle anime. Anche l'abitudine presa durante la guerra di attribuire tutte le colpe e le crudeltà ai nemici, dopo quanto è accaduto durante la pace, non ha credito. Colpe e crudeltà non sono il privilegio esclusivo di alcun popolo moderno ! Era venuto di moda alcuni anni fa da parte di una scienza ignobile e compiacente una teoria de1le razze, così poco vera come poco morale. I tedeschi con molta goffagine hanno la maggiore responsabilità di questa falsa scienza. La. superiorità dei germani sugli altri popoli era un domma per scrittori che avevano trasformato in uomini di razza germanica perfino Cristo e Dante f Dopo la guerra tutte le esagerazioni e tutte le falsità sono state nel sostenere le .tesi contrarie. La teoria delle razze è una delle pagine più vergognose , della scienza ufficiale. E difficile dire che cosa è la razza e se per razza si intende qualche cosa di fisso e di definito come in zoologia. Non esistono più in Europa razze pure e non è dimostrato che una razza pura sia migliore di una razza mista. Tutte le ricerche .della linguistica e della antropologia non ~i accordano fra di loro. Le nazioni europee sono sopra tutto delle formazioni storiche. Renan ha detto che la esistenza di una nazione moderna è un fatto di tra- , dizione e di volontà; è qualche cosa come un plebiscito di tutti i giorni. Il miglior modo di arrivare alla pace è riconoscere che non vi sono grandi differenze ira popoli della stessa civiltà ; che non esistono popoli i quali han sempre me• r.itato della pace, nè popoli che vivono della guerra. Quante guerre ha fatto la Francia nei secoli? Non è stato il paese più guerriero di Europa? Quanti se- .coli di guerra ha fatto la stessa Inghilterra ? Biblioteca Gino Bianco

IL PROBLEMA DELLA PACE EUROPEA 411 Non .si arriverà a una situazione generale di pace in Europa senza che le · Idee di democrazia tornino in onore. L'eguaglianza per i popoli, il rispetto delle piccole nazioni, l'antipatia per il militarismo e per le dittature, sono i migliori artefici della pace. ,,, Ma è possibile arrivare alla pace? Noq basta constatare i danni della guerra, nè mostrare che essa nuoce cosi ai vincitori com~ ai vinti e che rappresenta una inevitabile decadenza per tutti : ocèorre vedere se vi sono le condizioni che possano rendere possibile la .pace. . I sintomi di profonda d~cadenza dell'Europa ci obbligano a considerare se non sia venuto il momento in cui, all' infuori di ogni ricordo del passato, di ogni antipatia, di ogni rancore, si possa ricostituire l'Europa in una unità organica e avviarci verso una federazione da prima economica e poi politica. La più grande difficoltà è nel contrasto tra Francia e Germania : la Francia ha molte risorse, la Germania ha molti uomini. Vi è il ricordo del passato : ma vi è ora sopra tutto per la Francia, la preoccupazione dell'avvenire. Il ricordo del passato non è un ostacolo molto grande, quando si tratta della esistenza. Inghilterra e Francia hanno battagliato per secoli; non si sono trovate insieme nell'ora del pericolo? Ciò che è il vero ostacolo è la preoccupazione dell'avvenire. . La stampa non sempre compie opera di pace. La stampa dell'Europa centrale e della Gran Brettagna è in molta parte nelle mani di grandi organizzazioni industriali e di « profiteurs de guerre»: non esercita sempre un'azione util~.. Ma è far troppo onore agli speculatori di guerra credere che abbiano sogni tenebrosi e visioni politiche contrari alle nostre. Essi ,desiderano guadagnare il_ più che possibile con la guerra e con la pace. E se domani il movimento operaio e l'azione degli intellettuali spingeranno verso la pace, essi speculeranno con lo stesso ardore sulla pace, come han speculato sulla guerra. È possibile parlare degli Stati Uniti di Europa? Prima della guerra anche alcuni uomini di reazione parlavano di questo ideale : ma in passato non vi era la possibilità materiale. Quando fra Stockholm e Roma, fra Pietrogrado e Madrid, vi era bisogno di mesi per comunicare, il sogno era piuttosto chimerico. Ma ora che si telegrafa e si parla a grandi distanze ; che un treno diretto può fare senza difficoltà .più che duemila chilometri al giorno ; che. l'aviazione riunisce i centri vitali della vita europea: ora si può pensare alla unione. Esiste anche troppo grande contrasto fra le forme della produzione e degli scambi che sono molte moderne e gli sviluppi delle forme politiche e della vita sociale che sono molto arretrate. Tutto lo sforzo deve essere a metterli di accordo. Lo sviluppo meraviglioso degli Stati Uniti di America dipende in mo~ta parte che essi hanno un territorio quasi uguale a quello dell'Europa e 48 Stati ; ma i 48 Stati sono uniti in uno Stato so1o, non hanno barriere doganali fra loro e sono sotto una stessa legge e utilizzano quindi tutte le risorse. Fra i 106 milioni di abitanti degli Stati Uniti vi sono tutte le razze di Europa e perfino 10 milioni ~ mezzo _di negri; vi sono quasi 14 milioni di bianchi nati all'estero in ogni parte 1 di Europa ; vi sono quasi 16 mil~onidi figli di genitori stranieri. Ma tutti sono uniti dall' ideale americano. È possibile un ideale europeo ? Si può sperare ~ una unione non molto lontana ? Non si potrà arrivare a un ideale europeo, in cui ciascuna nazione conservi .. Biblioteca Gino Bianco

412 LA CRITICA POLITICA la sua autonomia senza la fine delle divisi"oniattuali fra vincitori e vinti. La lotta sul Reno fra tedeschi e francesi è sopra tutto la lotta dello accapparramento del carbone e del ferro. Non è possibile mettere le risorse in comune? Certo molte difficoltà si oppongono a questo programma; ma le difficoltà non sono cosi grandi che non si possa vincer!~. Bisogna procedere per gradi. Ogni grande unione politica moderna è stata quasi sempre preceduta e preparata da una unione economica. È lo « Zollverein » tedesco del 1833 che ha preparato l'unione politica della Germania nel 1871. L' Qnione'doganaleeuropea e la formazione di grandi mercati solidali determinerebbero forme politiche che noi non possiamo prevedere nei loro dettagli, ma che si profilano già chiaramente. Così l'unione economica renderebbe più facile qualsiasi revisione dei trattati : ogni progresso della produzione avendo per conseguenza un aumento di scambi, cioè di nuovi rapporti di solidarietà. Nella situazione che si produrrebbe anche Ja correzione delle più grandi ingiustizie dei' trattati diverrebbe più . facile. Bisogna intanto cominciare a formare le prime vaste unioni doganali e• il movimentosarebbe utile che venisse dagli Stati successori dell'Austria Ungheria. È assurdo che tante ricchezze naturali debbano rimanere inutilizzate per la difficoltà dello scambio I Le illusioni cadono. Illusione era la pace senza la giustizia ; illusioni erano le grandi somme per riparazioni ; illusione era il durevole controllo dei vint! :· ilfusione era la prosperità dei vincitori, che avrebbero dovuto esigere dai debitori e non pagare i creditori : illusione è or~ credere che i trattati si possano cristallizzare; illusione più grande di tutte è quella che spunta adesso all'orizzonte ; la diminuzione degli armamenti in base ai patti di mutua garenzia. La, Società delle Nazioni ridotta alla funzi9ne di garantire i trattati attuali sarebbe nQn già un'organismo di pace, ma un obbrobrioso e dannoso meccanismo di dominazione. La vera pace deve venire dal rinnovamento dei principi della democrazia, dalle unioni spontanee e sopra tutto dalle grandi unioni di interessi. Le correntf che si sono determinate in America e il vasto movimento di pace, di democrazia e di libertà che si sta determinando in Europa, si opporranno allo spirito · di reazione che è finora prevalso e che è giustificabile solo come sintesi alle tendenze dissolvitrici del bolscevismo. · La pace soltanto potrà ridare a quest'Europa sconvolta e travagliata la unità economica e preparare quella unione politica, che prima della guerra era invocata anche in Germania, in Francia e in Russia da capi pol'iticiche pure apparJenevano ai partiti di reazione. Quella che ieri era unà tendenza morale ed economica si manifesta oggi come una necessità. O l'Europa si dissolverà an-. •cora in una serie di Stati europei più numerosi ; o preparerà nuove e terribili guerre, di1 cui nessuno può prevedere il risultato, nè il danno e accentuerà sempre più il suo carattere di continente debitore e si diminuirà sempre ·nell'azione mondiale; o rifarà la sua _unitàspirituale e, a traverso vaste unioni economiche, andrà a quell~ grande unione politica, che ieri ancora si presentava come un'aspirazione e oggi si presenta come una necessità. O l' unione o la decadenza inevitabile. FRANCESCONITTL Biblioteca Gino Bianco

Indici economici del dopo guerra Non solo i giovani, i quali credono in buona fede che il mondo cominci con .loro, ma an.che uomini che dall'età, dall'esperienza, dalla coltura dovr_ebbero essere educati al senso storico, si lasciano facilmente indurre a considerare gli avvenimenti contemporanei come del tutto iso- . lati nello spazio e nel tempo, stabilendo dei nessi di causa ad effetto tra fenomeni che ad un osservatore meno miope si rivelano invece come conseguenze o manifestazioni di altri fatti di più vasta portata, ma perciò men.o facilmente visibili. Quante volte, ad esempio, non abbiamo sentito ripetere tra il '19 ed il '21, non solo dal volgo, ma anche da persone colte e persino da qualche economista, che gli scioperi e gli aumenti di salario erano la causa principale del rincaro ~ella vita, e non abbiamo visto considerare questi fenomeni mondiali come tipicamente e forse esclusivamente italiani I Un tale errore di visuale, comunissimo in ogni tempo, è stato favorito nei primi anni del dopo guerra, dalla difficoltà delle comunicazioni internazionali, dalla imperfetta e tardiva conoscenza dello sviluppo ' economico e sociale dei popoli vicini e lontani, dal rinchiudersi geloso della vita non solo materiale, ma anche culturale di ogni popolo entro , . i propri confini. Ma oggi a quasi sei anni di distanza dall'armistizio, una serie di ottime pubblicazioni statistiche permette finalmente di spingere uno sguardo più ampio verso il passato più recente e di giudicare nelle sue grandi linee le vicende del nostro sviluppo economico con criteri meno gretti e meno semplicistici. Per parlare dell'Italia soltanto : l'Italia economica del Bachi, i volumi di documenti della vita economicae finanziaria, pubblicati dal Ministro delle Finanze in appoggio ai suoi discorsi sulla situazione del bilancio (pubblicazioni interessanti e per molti lati preziose, le quali suggeriscono però la domanda se quegli sforzi non sarebbero stati meglio impiegati a riprendere la pubblicazione dell'Annuario Statistito I~aliano, arrestatosi, a nostro grande disdoro, al 1918), e sopratutto le ottime Prospettive economiche del Mortara, le quali hanno il pregio altissimo di inquadrare sempre· 10 sviluppo economico dell' Italia nella più ampia e necessaria cornice dello sviluppo mondiale ; tutte queste ed altre pubblicazioni parziali ci p-ermettono uno sguardo retrospettivo, con l'appoggio di elementi di fatto sicuri, sottratti ad ogni possibilità di discussione Ci limiteremo a pochissime cifre, scegliendo quelle che possono seiblioteca Gino Bianco •

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