La Critica Politica - anno IV - n. 1 - 25 gennaio 1924

. Ll\ CRITICA POLITICJ\ R.IVI_STA MENSILE ANNO IV.. ~ 25 gennaio 1924 F ASC. 1. La riforma delle Congregazioni di Carit~ In base alla legge sui pieni poteri il Governo con suo decreto del 30 dicembre ha 1nodificato notevolmente la legge Crispi sulle Opere pie, trasformando sopratutto le Congregazioni di Carità da istituti locali in istituti statali. Le Congregazioni di Carità, che erano finora un' emanazione esclusiva del Consiglio Comunale e che venivano rinnovate nei loro componenti di un quarto per ogni anno, in modo da assicurare la continuità amministrativa, saranno dal 1 luglio in poi costituite da una maggioranza di membri eletti dal sottoprefetto e da una minoranza eletta dal Consiglio Comunale ; i membri eletti si rinnoveranno per intero ogni quadriennio. La nuova procedura per la nomina delle Congregazioni tende nell' intenzione del Governo a sottrarre questi istituti alle vicende mutevoli dei partiti amministrativi locali, per affidare la loro amministrazione a elementi tecnici, forni ti di specifica competenza per la tutela degli interessi dei poveri a loro commessi, e questo proposito è apertamente dichiarato nella relazione premessa al Decreto e nell'articolo 5 del Decreto stesso, che al sottoprefetto prescrive di nominare ove sia possibile persone particolarmente competenti. Il proposito è indubbiamente· lodevole ; chiunque si occupi degli interessi delle Opere pie sa per esperienza che spesso la scelta fatta dai Consigli Comunali viene fatta in base a criterii meramente politici, e che alle volte la nomina a membro della Congregazione di Carità o ad amministratore di altre Opere pie è fatta a compenso di una mancata candidatura a consigliere comunale. ·Quanto più i Consigli Comunali si costituiscono sotto la diretta influenza dei partiti politici, tanto più quest~ nomine fatte dal Consiglio Comunale vengono effettuate con criterio partigiano, prescindendo da ogni requisito di competenza e di attitudine all'ufficio delicatissimo. Le Congregazioni di Carità e le Opere pie in genere hanno vaste proprietà, e si trovano quindi ad avere loro specifici interessi patrimoniali in contrasto con quelli di privati : nelle rinnovazioni generali delle Amministrazioni delle Opere pie, verificatesi quando un partito nuovo ha preso il sopravvento nelle elezioni comunali, i privati, che avevano ragione di conflitti patrimoniali con l'opera pia, si sono alle volte gettati a capofitto nelle manovre di corridoio per far prevalere uno anzichè un altro· candidato, secondo il loro tornaconto, e quando disponevano di ·un' in 1 Biblioteca G·ino Bianco

2 LA CRITICA POLITICA fluenza effettiva hanno raggiunto il loro intento. I privati, che hanno diretto O indiretto conflitto di interessi con le Opere pie, sono i critici più appassionati, e finiscono qualche .~olta ~e~ prev~lere o con i !oro veti contro qualche candidato o con I 1mpos1z1one d1 un loro candidato del cuore. L'Opera pia non ha mezzi per difendersi da questi assalti, e può trovare un presidio solo nello spirito di galantomismo di qualche consigliere, che rompendo la solidarietà di partito a viso aperto denunci la manovra di corridoio, e, incurante dei risentimenti personali suscitatisi contro, iaccia prevalere l'interesse pubblico su quello privato dei fornitori, degli affittuarii, dei confinanti, ecc. Sistema difettoso dunque quello della legge del 1890: ma il difetto trovava il suo temperamento nella rinnovazione graduale, che oltre garantire _ una continuità amministrativa, indispensabile in gestioni patrimoniali spesso molto complesse, permetteva alla maggioranza in carica di esercitare una qualche influenza nella nomina dei nuovi amministratori, indicando agli amministratori del Comune le specifiche attitudini occorrenti per i nuovi membri da eleggere e mettendo in guardia contro manovre pos- ' sibili di interessati. Il nuovo sistema, malgrado i propositi espressi, minaccia di rendere più grave il pericolo : la elezione della maggioranza affidata al Sottopreprefetto è più facilmente soggetta ad influenze politiche e partigiane, perchè il sottoprefetto funzionario governativo difficilmente avrà l'animo di un magis~rato imparziale, che nella scelta si ispiri a criterii esclusivi di competenza e di probità, e perchè è quasi impossibile che possa avere per propria scienza quella conoscenza delle cose e delle persone, che ·lo metta in grado di fare una buona scelta. Il deputato, il capo partito, il personaggio autorevole avranno a loro disposizione mille mezzi per imporre o per suggerire al sottoprefetto i candidati del loro cuore, specialmente in quei momenti in cui una lotta politica sia più ardente e quando attorno alle Opere pie si dibattano gravi interessi. La manovra di corridoio, che riesce alle volte nelle nomine da farsi dal Consiglio Comunale e che può essere silurata dall'onestà di un solo consigliere probo, potrà più agevolmente svilupparsi nelle anticamere degli ufficii del sottoprefetto, e gli interessi in contrasto con quelli ·delle opere pie dipendenti dalle Congregazioni troveranno le vie tortuose per giungere al risultato prefissosi. Il sottoprefetto, funzionario politico che deve far carriera, che teme o desidera il trasferimento, che non può inimicarsi col deputato in carica .o col deputato futuro, che non può .formarsi un concetto proprio sui bisogni dei varii istituti del circondario cui è preposto e si forma un suo giudizio spesso arbitrario su impressioni fugaci, non è in grado di fare una scelta migliore di quella che farebbe il Consiglio Comunale. La contemporanea scadenza di tutti gli amministratori toglie alle Congregazioni quell' indiretto presidio, che esse avevano nella rinnovazione parziale, e fa sl che le Congregazioni risentano magBiblioteca Gino Bianco

LA RIFORMADELLE CONGREGAZIONI DI CARITÀ 3 giormente i danni di quelle influenze partigiane, che la riforma si proponeva di ·eliminare. La norma di eleggere persone particolarmente competenti trova nella dizione stessa dell'art. 5 del- Decreto legge il suo correttivo a rovescio, nell'inciso < ove sia possibile > che è una confessione di impotenza. _ Per raggiungere lo scopo prefissosi dal legislatore altra via bisognava scejliere : affidar.e per esempio alla magistratura il compito di nominare qualcuno dei me1nbri della Congregazione al di fuori dei partiti, e ràfforzare l'autorità e il. prestigio dei funzionarii delle Opere pie, che in genere forrnano un corpo~scelto, veramente devoto agli interessi dei loro istituti. I funzionarii degli enti locali nella grande maggioranza sono molto superiori alla loro fama; i capi ufficio (salve sempre le eccezioni) sono affezio~ati ai loro enti, e ispirano la propria azione all' interesse di questi; vivono naturalmente dello stipendio che corrisponde loro l'ente, ma sa_nno che la loro sorte è legata a quella dell' Istituto ; l'errore amministrativo. di oggi si ripercuote nel domani, e l'amministratore che passa con la scadenza dalla carica è più propenso a commetterlo del funzionario, che resta e ne vedrà le conseguenze. L'amministrazione elettiva può far prevalere in una nomina, in un affitto, in una vendita, in una controversia la sua simpatia o antipatia personale, la sua prevenzione all' in- . teresse dell'ente; il funzionario, che resta a- vita o quasi nell'amministrazione, sarà più cauto perchè sa che sconterà le conseguenze dell'errore. L'amministratore elettivo, alla scadenza del suo quadriennio, se ne va e non ha più responsabilità ; può sempre dire che se fosse rimasto avr~bbe saputo ovviare ai danni del provvedimento da lui preso e che le male conseguenze dipendono da chi gli è succeduto ; il funzionario rappresenta l'esperienza del passato e la continuità dell'amministrazione, e la ·sua responsabilità perdura. Le Opere pie toscane fra l' altre erano in gran ·parte ordinate cos) : un funzionario, col nome di rettore, provveditore, massaio, era nel tempo stesso il capo dell'Amministrazione e il segretario : si cumulavano in lui le due qualità, che le riforme legislative dal 1860 in poi hanno scisso. Nella legge Crispi del 1890 è rimasto appena un barlume di questo ordinamento, e la mentalità democratico-elettoralistica ha fatto s} che l' antico istituto si atrofizzasse invece di svilupparsi. Tutti dicono che in un Comune il vero capo deJl' Amministrazione è il segretario comunale, che da lui dipe~de in gran parte il buono o cattivo andamento del Municipio ; tutti dicono che nelle amministrazioni delle Opere pie chi di . fatto comanda è il segretario, il capoufficio. Ma legalmente il segretario del Comune non ha diritto di interloquire- in merito, e può fare solo un' osservazione di legittimità, di forma, non di .sostanza ; legalmente il segretario di una Congregazione, di un'opera pia per quanto corresponsabile con l'Amministrazione non ha modo di far risultare il suo rilievo,. il suo dissenso. Far rispondere alla posizione di fatto - risultante di Bibliotec_aGino Bianco

4 LA CRITICA POLITICA necessità obiettive - quella di diritto, dare chiaramente responsabilità con diritti e doveri ai funzionarii, richiamando in vita gli antichi istituti della nostra tradizione giuridica, poteva essere un correttivo efficace al politicantismo invadente. La burocrazia dei ministeri romani, che manipola le riforme con la sua mentalità, ha in gran dispetto questi funzionarii degli enti locali, e si guarda bene dal riconoscere loro formalmente quella personalità che di fatto essi hanno, e che da un chiaro riconoscimento acq~isterebbe maggiore e migliore efficacia. Che i funzionarii degli enti locali meritino questo riconoscimento del loro affetto e della loro specifica competenza fu riconosciuto apertamente tre anni fa nel Congresso degli amministratori degli Ospedali, tenutosi nelle sale di Santo Spirito a Roma. Il rappresentante degl' impiegati delle Opere pie di Milano disse con sincerità e senza retorica (come io ri- - levai nel Resto del Carlino) i propositi di collaborazione devota.dei funzionari degli enti con gli amministratori di essi, e gli amministratori con. un applauso spontaneo risposero a quelle dichiarazioni sentite intimamente. Il giornale di classe di questi funzionarii - Fraternità - era egualmente ispirato a questi sentimenti, e ciò non· dipende certo da qualità personali degli impiegati delle Opere pie, fatti come tutti gli altri uomini, ma dalla loro posizione, dal fatto che essi una volta entrati in un ufficio sanno che difficilmente si muoveranno ; dovendo vivere di quella istituzione finiscono per amarla, per dedicarle tutta la loro intelligenza, per farsene una creatura propria. Si crea fra l'opera pia e il suo funzionario un vincolo personale, un legame di affetto : da questo vincolo proviene quel po' di bene che essi possono fare. Riavvicinarsi all'antico istituto del massaio sarebbe stato certamente più utile che l'affidare a un funzionario politico la potestà di nomina dei componenti la Congregazione. In questa riforma è innegabile il proposito di estendere sempre più le funzioni e le ingerenze dello Stato con quella tendenza ali' accentramento, che si concilia benissimo col decentramento burocratico : nello stesso decreto le aumentate facoltà dei Prefetti per lo scioglimento delle Amministrazioni delle Opere pie (1) e per l' imposizione coatta di federazioni, l'abolizione dei pareri degli enti locali in inerito alle riforme statutarie delle Opere pie sono altrettanti passi sulla via della soppressione delle autonomie locali, che è in fondo l'aspirazione di ogni burocratico romano. La burocrazia romana vuole irretire tutta la vita nazionale nelle sue maglie; è la piovra tentacolare che sempre più allunga le sue braccia e stringe i suoi nodi, per congenita tendenza, con l' illusiont! di portare (1) La legge del 1890 circondava di una serie di garanzie lo scioglimento delle Amministrazioni delle Opere pie: con la nuova legge il Prefetto può scioglierle a suo libito, senza alcuna formalità. La sua volontà fa legge. Tutti vedono quali conseguenze ciò debba avere per enti di carattere prevalentemente patrimoniale. Nelle Opere pie si discute sempre di affari: vendite acquisti, affitti ecc.: dare questi enti in balla di un funzionario politico e togliere agli ammini: stratori ogni autonomia è estremamente pericoloso. Biblioteca Gino Bianco

LA RIFORMADELLE CONGREGAZIONIDI CARITÀ 5 un rimedio agli errori altrui : essa vede il bruscolo negli occhi altrui, e si affanna a promulgare decreti per eliminare danni e inconvenienti, senza accorgersi che ne provoca dei nuovi. Vuol semplificare, e complica : vuol rendere più snello l'organismo amministrativo e Io appesantisce :· vuole la perfezione formale e cerca di raggiungerla attraverso formule e precetti, ed uccide tutto col suo spirito livellatore. Nel campo della pubblica beneficenza indubbiamente vi è molto da correggere e da sfrondAre; ma il problema non si risolve c_on le leggi emanate dalle çapitali, si risolve preponendo alle Opere pie uomini capaci ed affezionati ad esse. La ricerca di una formula magica che migliori le Opere pie o le Scuole o qualsiasi altro Istituto è fatica sprecata : le formule magiche non esistono, nonostante tutte le illusioni riformistiche : ci vogliono uomini intelligenti e capaci, che sappiano stare al loro posto e abbiano libertà di azione. Le aziende private prosperano quando trovano l' uomo : le azi_endepubbliche prospereranno se riusciranno a trovar l' uomo. I bene architettati disegn~ di legge lasciano il mondo -com'era e com'è : e questo vale contro ogni riformismo. Il < riformismo > è il nemico ; esso risponde a una mentalità urbana e autoritaria, e agli interessi dei ceti parassitarii ; contro le sue insidie e le sue illusioni bisogna armarsi di tutte le diffidenze possibili. F. ARIELI CAMBIO, DEBITO PUBBLICO E POLITICA FASCISTA L'altra.... Critica fa una tirata contro di noi. Adopera argomenti molto solidi come può subito vedersi dal seguente saggio: "antifascis,no senza pace "' "gente allegra "' "gracidare dei demagoghi"" Ciò co1ne risposta ad una nostra nota sulla politica di Tesoro del fascismo. Avremmo preferito, 1rancamente, che il.... finanziere della Critica fascista ci avesse offerto egli quei " dati di fatto,, dei quali ci rilnprovera di non aver tenuto alcun conto. Se questi ci smentiscono, non v'è nessuna ragione di tacerli; era, anzi, proprio il capo di servirsene. Poche cifre· - tolte ntagari dai " documenti" pubblicati dall'on. De Stefani, se è vero che a tale scopo possono essere utilme.nte adoperati - bastavano a stabilire che nel cambio si ebbero, nel corso di un anno, miglioramenti progressivi e molto sensibili, e che il debito pubblico è diminuito. E il finanziere fascista avrebbe ottenuto due risultati: distrutto, sulla base incontrovertibile delle cifre, le nostre affermazioni e sacrificato per noi meno spazio della sua rivista. Del resto se le nostre osservazioni sulla politica economica e finanziaria del Governofascista valgono così poco da non meritare nessuna considerazione (ma le ha lette tutte il nostro contradditore 1 anche quelle che portano la fir- . ma di A. Cabiati e di G. Luzzatto f) perchè dunque occuparsene con tanto dispetto? Biblioteca Gino Bianco I ,

.. La nuova situazione politica in Inghilterra CONSTATAZIONI E PREVISIONI Le elezioni politiche inglesi differiscono da quelle della più parte degli altri paesi nel fatto che i partiti e i loro programmi sono così ben definiti e i loro eserciti così ben disciplinati, che non è difficile in tempi normali il far previsioni sul loro avvenire immediato. Le elezioni generali del 1922 segnarono, in reazione a quelle del 1918, che prolungarono pur dopo l'armistizio il coalizionismo reso necessario dalla guerra, un primo passo verso il ritorno alla normalità nel senso che eliminarono il coalizionismo. Ma il ritorno era ancora incompleto ; il paese era ansioso; di tranquillità; e diede molti voti ai conservatori perchè erano i soli che potevano governare; i liberali erano scissi e nessuno voleva la leva sul capitale ; la distinzione dei partiti non ·era quindi ancora ben definita. Le elezioni del 1923 segnano un altro passo verso la normalità nel senso che .si è tornati anche alla tradizione dell'appello al paese su di una o al più solo su due questioni ben determinate. Ma in un altro senso non si è ancora tornati alla normalità, perchè anzi, per la prima volta nella storia parlamentare inglese c'è un parlamento in cui nessun partito vuote· che i suoi capi costituiscano un governo misto coi capi d'un altro partito e nel quale nondimeno nessun partito ha una maggioranza indipendente. di governo. Eppure senza la certezza d'una maggioranza stabile nessun governo è possibile. Il pro~esso del ritorno alla normalità deve quindi continuare se il governo parlamentare deve continuare a reggersi. Come sarà risoluto il problema? A me pare che non c'è che da lasciar parlate le cifre per vedere la risposta. 1922 1923 Votanti. • • • 14.040.000 14.294.000 Conservatori. • 5.380.000 5.425.000 Liberali. • • • 4.106.000 4.251.000 Laburisti • • • 4.102.000 4.390.000 Indipendenti . • • • • • • • • • . 223.000 Da queste cifre risulta, se le poniamo vicino a quelle della distribuzione dei seggi nel nuovo parlamento, che la alterazione nella distribuzione di questi è fuori di proporzione con la diversità nel numero dei votanti d'ogni partito; e non c'è nessuna ragione di pensare che avverrebbe diversamente fra sei o setti mesi. In cifre tonde tal numero può Siblioteca Gino Bianco

• LA NUOVA SITUAZIONE POLITICA IN INGHILTERRA 7 assumersi costante. Epperò esso ci consente di compilare la seguente tabella Maggioranza antiprotezionista : Voti liberali . 4.251.000 Voti· laburisti . · . 4.390.000 8.601.000 ossia si ha una maggioranza assoluta sui conservatori di 3.221.000 voti. . Cifra eloquentissimamente commentata dal fatto che [solo 26 su 916 còllegi ebbero maggioranza protezionista assoluta. Ma d'altra parte è anche possibile compilare qu_esta tabella che ci dà la maggioran~a antila-· burista: Voti conservatori 5.425.000 Voti liberali. • • 4.251.000 Voti antilaburisti • 9.676.000, . • ha . ossia Sl una maggioranza assoluta sui laburisti di ben 5.286.000. La condanna della leva sul capitale e di ogni programma di nazionalizzazioni è di ben 2.665.000 di voti anche più grave che la condanna . della protezione. Il corpo elettorato si è pronunciato pel programma liberale in una maniera anche più eloquente che col creare una maggioranza parlamentare liberale, nel senso che, condannando a un tempo il protezionismo a destra e la leva sul capitale a sinistra, ha reso impossibile ogni Governo che trascenda questi limiti ed ha reso relativamente non importante la scelta di chi deve governare entro questi limiti, il cui intervallo è definito da ciò che i liberali e i laburisti hanno in comune in materia di politica estera e sociale. Queste cifre bastano già a darci la sicurezza che, se è possibile un interregno laburista in cui i l~buristi governino da liberali, il momento in cui essi si appellassero al paese, come presto o tardi devono fare, con programma nettamente socialista, saranno sconfitti anche più gravemente che i conservatori. Queste considerazioni sono rafforzate e non co.ntraddette da quelle suggerite dalla distribuzione dei seggi nel nuovo parlamento. Seggi effettivi I Conservatori Liberali . . Lab'uristi . . 255 156 192 Seggi secondo,, criteri di rappresentanza proporzionale 226 180 183 Da questa tabella risulta che, una volta che le· elezioni si facciano con la proporzionale o col vòto preferenziale, caeteris paribus i liberali saranno almeno altrettanto forti quanto i laburisti ; e risulta che anche allora come ora non vi sarebbe alcun partito con maggioranza indipen-. , Biblioteca Gino Bianco · I

8 LA CRITICA POLITICA dente di governo. È solo a cagione delle attuali deficienze della legge elettorale che i conservatori e i laburisti, e quelli anche più di questi hanno avuto più seggi che loro non spettassero a scapito dei liberali .. Ma nulla è meno probabile del fatto che nelle future elezioni le elezioni abbiano ancora ad essere cos) favorevoli ai laburisti. A cagione della stessa fortuna elettorale che ora li ha resi il partito più forte dopo il conservatore, non ci sarebbe da stupire che essi debbano accettare di formare un gabinetto esclusivamente laburista. il quale potrebbe durare parecchi mesi ed anche due o tre anni alla condizione di fare opera che i liberali non potrebbero condannare senza contraddire i loro programmi. Ma il momento in cui essi proponessero riforme specificamente socialiste i liberali e i conservatori riuniti possono mandarli a spasso e provocare un appello al paese su una questione fondamentale sulla qua- - le i laburisti sarebbere sconfitti e circa i meriti di questa e perchè non sarebbero più vergini di errori e di colpe. Lo stesso non potrebbe a meno di avvenire se i laburisti declinas-• sero di andare al potere e andassero al potere i liberali. Questi governerebbero in guisa da costringere i laburisti a votar per essi per non contraddirsi e poi potrebbero preparare un programma elettorale, che gli stessi conservatori dovrebbero preferire piuttosto di cor-, rere il rischio di vedere al potere un governo laburista con maggioranza indipendente capace di approvare riforme specificamente socialiste. In altri termini per ora i liberali sono arbitri della situazione e indubbiamente non voteranno contro i laburisti che quando (e nel modo necessario) ciò si possa fare in guisa da esser loro in posizione vantaggiosa per un appello al paese e non già i conservatori. Finalmente, sebbene sia una ipotesi improbabilissima, non è però impossibile che i conservatori, eliminata dal loro programma la questione fiscale, che ormai, come riconosce Lord Derby, è uccisa per almeno 100 anni, presentino un programma di riforme che nè i liberali nè i laburisti possano condannare, senza rendersi responsabili di negar sollievi urgenti ai disoccupati! Ma è assai dubbio che essi osino compiere un tal voltafaccia e colpir fortemente i redditi dei loro sostenitori I È molto più probabile che essi . siano mandati a casa, immediatamente, con un voto di sfiducia, appena il parlamento si raduni. In ogni caso i laburisti non resteranno al potere o non potranno tornarvi che governando sostanzialmente da liberali e quindi, presto o tardi, sollevando contro di sè l'ala estrema del loro partito e andando incontro a scismi come sul continente è. già avvenuto. Quelli che tra di essi non vogliono restare eternamente sull'Aventino e vogliono mostrare la loro volontà e capacità di aiutare le masse lavoratrici dovranno farlo in alleanza coi liberali, differendo da questi solo di no1ne. Gli altri resteranno a parte, come elemento non inutile di critica e di propulsione, ma non come partito si governo. Presto o tardi - tosto che la prova del potere abbia scisso quel partito estremamente Biblioteca Gino Bianco

LA NUOVA SITUAZIONE POLITICA IN INGHILTERA 9 eterogeneo che è il Labour Party - i partiti di governo torneranno ad essere due. Naturalmente la base di queste nostre previsioni è il fatto che nessuno dei tre partiti ·attualmente esistenti vuol saperne di cooperare in 1:1ngoverno misto, convinto com' è che coalizione vuol dire perdita d'individualità e suicidio. È questo uno dei più alti indizi della grande maturità politica del popolo inglese : la tradizione e coesione di partito è più forte delle .ambizioni personali dei capi ; le utilizza ; non si lascia utilizzar.e. I laburisti sono pronti a contare sui liberali e questi su quelli non in virtù di alcun accordo tacito od esplicito per la spartizione delle prede e dei posti, ma solo in virtù dell'esistenza di elementi comuni nei loro programmi, che nessuno dei due partiti oserebbe sconfessare per mere preoccupazioni tattiche. E dalla logica delle cifre sopracitate e da questa superiore eticità e strategia della vita dei partiti inglesi un'altra conclusione sprizza fin d'ora lampante. Il socialismo inglese, perchè più moderato e còstituzionale, arriv~ più degli altri vicino al potere e a costituire un gabinetto proprio ; è più lento a maturare, compierà meglio la funzione che gli spetta nella educazione di classe del proletariato inglese ; e tramonterà in modo meno catastrofico e più decisivo in aperta campagna elettorale, liberamente condotta e discussa, senza violenze rosse o nere, senza fascismi, senza dittature di sorta. Ci sarà qualche sessione parlamentare un po' movimentata, qualche comizio con qualche baruffa, ma tutto sommato sarà la ragione, armata della scheda che deciderà. Esso è appena ora arrivato a contatto delle avanguardie della città dell' industrialismo moderno, che in nessun paese europeo ha difese più granifiche che in Inghilterra ove è nato ed ha più antiche radici. Le resistenze più forti son quelle che non ha ancora nemmeno toccato. In un certo senso più è vicino al potere è più è lontano dalla meta ; quindi innanzi cominceranno i disinganni e anche gli scismi. Coloro che in Italia ed altrove già salutano il socialismo al potere in Inghilterra confondono uomini che si dicono e credono socialisti con la possibilità di idee socialiste in azione a Westminster. · · Sarà il liberalismo che assimilerà il laburismo e non viceversa. È più facile innestar questo sul vecchio tronco di quello che non viceversa. Un paese industriale, quattro quinti della cui popolazione vivono di commercio d'esportazione che presuppone i massimi premi ali' iniziativa privata ha nel suo istinto di conservazione il miglior antidoto contro il socialismo. ANGELO CRESPI Londra, 1 gennaio N. d. R. - Dal 22 corr. il Partito Laburista, colfappoggio dei liberali, ha assunto l'incarico del Governo. ·, , \ BibHotecé . ino Bianco• I

- • • Successione fascista Le modificazioni costituzionali, già in parte attuate con l'approvazione della riforma elettorale e l'ordinamento della milizia volontaria in corpo di polizia di partito sono, senz'alcun dubbio, due coefficienti di notevole stabilità per i gruppi oggi dominanti. Tuttavia sarebbe assurdo non tener conto delle variazioni che, al di dentro dei due suaccennati ordini di fat_ti, viene a subire lo spirito pubblico, e l'apprezzamento che esso fa della at- - tuale situazione e dei suoi sviluppi. Il fascismo stesso misura in tutta la sua importanza il :valore di ciò che si chiama <consenso>. La legalizzazione e l'armamento del governo fascista sono destinati a determinare essi stessi, per via della suggestione della incrollabilità, una indiretta forma di adesione della pubblica coscienza; però questa resta in fondo, il supremo giudice inappellabile e, in tal senso, la vera e profonda forza del fascismo. A differenza degli altri movimenti a cui è stato ravvicinato - in genere, i colpi di Stato classici a base strettamente militare - il fascismo ha dovuto il suo avvento a un indiscutibile e largo moto dell'opinione pubblica, e, in questo senso, esso è schiavo, da allora, di questo suo modo di nascere che non del tutto impropriamente, si chiama <rivoluzionario>. La innegabile mancanza (almeno su larga scala e in maniera volontaria) di quegli atti di terrorismo legale che accompagnano i fatti rivoluzionarii veri e proprii è la conferma di questo fatto: che esso deve ·la esistenza non a un contrasto vittorioso, ma ad un consentimento unanime, o quasi di quella parte dell'opinione pubblica che, essendo la sola consapevole e organica, costituisce, in realtà, la coscienza collettiva. Non è quindi praticamente concepibile che, di fronte a un orientamento radicalmente diverso di questa, la situazione fascista ricorra, per perpetuarsi, ai nudi privilegi legali e ai nudi schieramenti d'armati e pertanto, le formazioni, anche embrionali, dello spirito comune hanno un eccezionale valore per il prossimo avvenire politico del paese. In questo senso la successione politica del fascismo è tendenzialmente aperta, ed essa si va preparando, per ciò che si attiene alle variazioni in questione, attraverso due gruppi ben distinti di fatti: la chiarificazione del1' interna coscienza dello stesso fascismo conforme ai diversi ceti, interessi ecc. che vi sono rappresentati; e il giudizio dell'opinione esterna circa la capacità di governo e gli indirizzi politici dimostrati e seguiti dal fascismo fino ad ora. Ma questo secondo punto non può dar luogo, veramente, a grandi discussioni. Il caposaldo essenziale del programma fascista era, naturalmente, la <ricostruzione> la quale alla sua volta non poteva risolversi, come infatti si è sempre proclamato, che nel restauro delle finanze pubbliche e nell'incremento della produzione o dell'economia in genere. Ora è BibliotecaGino Bianco '

... SUCCESSIONE FASCISTA 11 ormai notorio e, in qualche modo, anche confessato che nè l'uno nè l'altro obiettivo è stato neanche lontanamente raggiunto : il deficit del bilancio non diminuisce, nella migliore ipotesi, che con ritmo normale non cala il debito pubblico, non si contrae l'emissione dì carta moneta, non si riducono le spese, non si restringono le importazioni, non si rivalutano nè il dollaro nè la sterlina ecc. ecc. Tutto ciò· è ormai di nozione comune e, oltre ad aver avuto il risultato generico di spengere moltissimi ·degli entusiasmi della prima ora, ha anche avuto una conseguenza specifica: quella di mettere in luce il contrasto di ittteressi, mar~atissimo, che è fra la grossa borghesia, che minoranza, ha monopolizzato il fascismo, e le classi della borghesia media e piccola che, pur essendovi la maggioranza, sono state < messe--dentro > e giocate. Questo elemento è di importanza· decisiva. È infatti, inammissibile, dato il peso specifico che ha la piccola borghesia nella società italiana precapitalistica e analfabeta, data la parte rilevantissima che i ceti piccolo-borghesi hanno avuto nel fascismo, che uno spostamento nello spirito pubblico avvenga senza che esso investa la generalità delle classi medie; ed in realtà è proprio in questo, e più specialmente nei ceti intellettuali, che già si avvertono, chiarissimi, i segni della mutazione che è in cammino con tutte le conseguenze che ciò porta con sè. Il corrtributo, che sarà dato da queste classi a una situazione politica di successione del fascismo, implica necessariamente che .la nuova formazione non sarà in tutto e su tutto opposta alla attuale, ma ne sarà nello stesso tempo l'opposizione, l' integrazione e il sorpassamento. Al fascismo, nel suo sorgere e nei suoi primi sviluppi, si è imposto il quesito di risolvere i problemi posti, sopratutto nel biennio precedènte, dal socialismo; il suo errore fu quello di separare le sorti delle classi operaie da quella della piccola borghesia lavoratrice e anche proprietaria, mentre invece esse sono accomunate dal bisogno, originato dalla povertà del nostro organismo economico, di valersi dello Stato come di uno strumento per la loro elevazione; ma in ogni modo, la esigenza di riassumere le questioni essenziali poste nel terreno politico, fu da esso giustamente dichiarato. Ora tale stessa esigenza si affaccia, naturalmente capovolta, da parte di quella corrente politica che sarà per prendere il seguito del fascismo, e nella quale le principali questioni sollevate dal fascismo dovranno trovare una soluzione. Esse possono riassumersi in questi tre punti: rinvigorimento dei toni nazionali nel senso tradizionale, e cioè diplomatico, guerriero e di potenza; valorizzazione della nozione di ordine come risultato di un disegno organico, volontario e, se si può dire, ragionevole ; affermazione della necessità della ricostruzione, intesa come sacrificio della lotta politica dissipatrice al comune e concorde lavoro sul terreno dell'economia. Ora ciascuna di queste esigenze propone al successore questo comportamento : non di repudio; non di accettazione tale e quale; bens} di accettazione con beneficio di inventario. La trasforntazione sostanziale che si impone consiste in questo : che tutte tre queste necessità della vita collettiva saranno risolte, invece che per vie di autorità e a favore di una oligarchia ristretta, per mezzo della libertà e con la cooperazione e a favore delle grandi ·masse popolari. E con ciò, si profilano due gruppi di considerazioni distinte e convergenti : che la politica anazionale, inorganica e distruttiva effettivamente condotta subito dopo l'armistizio viene Biblioteca Gino Bianco I

12 LA CRITICA POLITI CA ~ondannata; e che, nello stesso tempo, si condanna la politica tirannica e faziosa, traverso la quale il fascismo si è illuso e ha illuso di poter conseguire gli obiettivi propostisi. * * * Ma se ora ci si domanda quale sia la formazione politica che possa aspirare, in tale posizione intennedia, alla successione in procinto di essere aperta, è subito da escludere che possano essere i partiti liberali: appunto perchè il problema immanente è guello della libertà i partiti liberali ossia conservatori, vengono automaticamente esclusi da ogni funzione. Su questo punto il fascismo, che li proclama morti e· sepolti da un anno, ha ragioni da vendere. Esso aggiunge di averli eliminati dalla lizza perchè li ha sorpassati col suo processo rivoluzionario, e in tale motivazione è in errore; ma il fatto è inoppugnabile, e le sue ragioni sono diverse ma an-- cor più profonde di quelle esposte dal fascismo. Se la sorte dei . partiti ljberali dipendesse dal carattere rivoluzionario del fascismo, ossia da un conflitto di punti di vista e di criteri politici e sociali fra gli uni e l'altro, anche i liberali potrebbero sempre avere qualche probabilità di rinascere. Ma la loro condanna è invece definitiva perchè il fascismo, ben lungi dal sovvertire le posizioni ideali e pratiche dei liberali, le ha, in realtà, occupate, si è sostituito ad essi, e li ha messi nella condizione di veri e proprii disoccupati politici. In fondo le sole entità politiche a cui il fascismo ha inferto dei colpi mortali non sono i suoi avversari ma i suoi affini, e per la stessa ragione per cui già si vedono determinanarsi le prime formazioni della rinascita radico-sociale, non vedremo mai più risorgere le vecchie formazioni dei liberali. Questi non potranno d'ora innanzi fare appello ai principii dello Stato liberale dal momento che la responsabilità di averli lasciati calpestare e stracciare, è precisamente loro; e non potranno neanche presentarsi come i patadini degli interessi conservatori, perchè questi si sentono altrettanto e anche meglio difesi (almeno per l'oggi e per il prossimo domani) dal fascismo nelle strade e nel governo. I vecchi partiti liberali, ossia il conservatorismo all'antica, sono stati battuti dal conservatorismo nuovo, che ha saputo darsi delle basi sociali molto più larghe; e, in questo senso, si può dire che, anche nella gara tra conservatori vecchi e nuovi, si è avuto una vittoria del principio democratico. Inoltre l'angusto carattere municipalistico dei partiti liberali è stato scavalcato e cancellato dalla impronta e dall'estensione e dall'organizzazione nazionale che il fascismo ha saputo dare al proprio movimento; e anche qui c'è un argomento in più, e storicamente potentissimo, che esclude ogni possibilità di resurrezione delle vecchie consorterie liberali. A questo non resta aperta che una via. Se esse hanno verso i loro epigoni, cl}e sono anche i loro becchini, una evidente inferiorità di potenziale biol~gica (la vicenda delle generazioni) e, fors'anche morale (la guerra, in quanto è imparare a morire, è altamente educatrice) hanno, però, l' indiscutibile superiorità della competenza, della preparazione, ecc. ecc.; ed è qui che possono puntare almeno per una parziale sopravvivenza. Il partito liberale offre oggi, ed è inevitabile, i proprii servizii al partito fascista, ma questa collaborazione, n dove il fascismo esiste veramente e cioè dalle Alpi \ Biblioteca Gino Bianco

SUCCESSIONE FASCISTA 13 all'Arno, non potrà consistere che in questo : riservate al partito fascista le rappresentanze centrali (deputazione, organi consultivi del lavoro, della produzione, economici in genere), e assegnate al partito liberale le rappresentanze locali, e, specialmente, le cariche locali <secondarie>. Nel Mezzogiorno, naturalmente, la situazione è diversa. Qui il neo-conservatorismo ' fascista non ha avuto occasione di sorgere, essendo mancato l'assalto della democrazia, del movimento socialista alle· posizioni dei liberali ; però i vecchi gruppi del liberalismo meridionale, dovranno, anche sopravvivendo,. obbedire a~li ordini c~e verranno loro dal fascismo settentrionale che ha> alle spalle, una posizione politica e una somma di forze sociali organizzate molto più forti che non quelle del Sud. La scomparsa dalla scena politica dei <liberali> del Nord mette in posizione di soggezione al fascismo anche i loro fratelli meridionali, e l'atteggiamento servile dei deputati (liberali nel Sud, perchè popolari e socialisti sono del Nord) non è in fondo che l'iniziato asservimento del vecchio e patriarcale conservatorismo meridionale al con- • servatorismo del settentrione, nuovo, giovane e combattente. Da questo sfacelo una forza -e un gruppo soli sembra abbiano la forza e la volontà di salvarsi: quelli, per intendersi, che stanno intorno al Corriere della Sera. Questo giornale è, non vi può essere dubbio, ultra conservatore; ma, se il ·suo conservatorismo è intransigente verso le forme anche più miti della democrazia come p. e., quella giolittiana, esso è anche duro è intransigente di fronte a ogni menomazio.ne dello Stato costituzionale. Il suo <liberalismo > autentico e puro, degno veramente della grande stampa anglosassone e che non· poteva sorgere che a Milano dove la libertà è, in tutte le classi, spirito di creazione, di lavoro, di attività ecc. ecc., lo allontanerà sempre più dal liberalismo posticcio e interessato dei partiti liberali ufficiali. e ne farà un organo e un centro di riunione all' infuori di questi e anche contro di essi. Esso lo sarà; o, almeno, potrà esserlo, se vorrà esserlo. Altrimenti bisognerebbe concepire che un movimento di rinascita liberale e costituzionale, rivolto e riportare il paese dall'attuale involuzione borbonica sulla linea di sviluppo politico dei grandi Stati occidentali, si debba fare senza utilizzare uno strumento che, come il Corriere della Sera e i suoi uomini maggiori, è stato, su questa linea, all'avanguardia di tutti i partiti : dei liberali che sono conservatori e protezionisti; dei democratici che non sono che traffico di corridoio e manovra di clientela; dei socialisti, che sono classismo dittatorio in teoria e, in pratica, corporativismo accettante. E fare cosl sarebbe, per lo meno, fare un gravissimo sacrificio. * * * Le pretensioni del partito popolare di succedere al fascismo sono, nè più nè meno di quelle dei liberali, da considerarsi del tutto infondate : e non perchè i popolari rappresentino, come i liberali, troppo poco, ma, anzi, perchè rappresentano, in un certo .senso, anche troppo. Essi sono, infatti, come e più dei rivoluzionari < rossi,, un partito duramente, intimamente, irreparabilmente rivoluzionario, che nega lo Stato liberale (il pensiero di don Sturzo è quello d'una vera e propria palingenesi a Biblioteca Gino · ianco I

14 LA CRITICA POLITICA rovescio) nella sue stesse radici ideali ; e non è quindi neanche immaginabile • che, quando la sostanza del fascismo consiste in un processo di progressivo consolidamento delle forze dello Stato nazionale, sia ogg! aperta la via a una restaurazione cattolica. Questa avrebbe magari, facciamo una mera ipotesi, potuto prodursi in quei momenti in cui lo Stato italiano si è trovato in collasso; ma è appunto da tale collasso liberale che il fascismo lo ha < salvato ,, e non è il caso - storicamente non è poi neanche possibile - di fare una seconda volta ciò che è già stato fatto una prima. Bisogna allora, fare un'altra ipotesi: che la attuale sitùazione, in quanto rappresenta non l'ordine nello Stato ma il disordine e l'anarchia nel paese, sbocchi nella necessità di un ripristino dell'ordine, ordine in tutti i sensi; che i cattolici si presentino come il partito più indicato a questa funzione. Però anche questa congettura è assurda e diventa, anzi, più assurda ogni giorno. Il fascismo è innegabilmente, con la propria sola presenza di movimento armato, il disordine in permanenza dello Stato; però è anche innegabile cheesso tende ogni giorno di più, in mancanza della legittimazione costituzionale, ad avere la giustificazione del cattolicismo, e a ritrovare· nei cattolici quella sanatoria, che sa di non poter neanche richiedere al liberalismo. E questo significa che il popolarismo, si è precluso la via (anche se non ci fosse dell'altro) ad ogni successione il giorno stesso in cui fascismo e cattolicismo si sono incontrati o fusi : ·incontrati nella formula dello Stato presente, che è, poi, quella, storica e classica, dello Stato illiberale del1' ancien régime. Per concludere in maniera diversa è necessario fare una supposizione : che tra il partito popolare (detto : a confessionale) e la gerarchia cattolica nasca conflitto, e che in tale conflitto, il partito propugni le proprie ragioni di organismo politico vivente della libertà del liberalismo anche a scapito delle forze cattoliche, e che, infine, il partito abbia il sopravvento. Ma, . il popolarismo non potrà diventare cos\ combattivo contro la Chiesa, che quando esso abbia un obiettivo e un ideale vivissimi da raggiungere e, al contrario, il fascismo, esaudendolo in alcuni suoi essenzialissimi postulati ideali, lo ha disarmato e, realmente, " svuotato ,,. La politica scolastica del ministro Gentile è stato il laccio che il fascismo ha gettato al popolarismo, il quale, infatti, dacchè tale politica è in azione ha grandemente attenuato, e anche spostato il punto di mira della propria opposizione. Questa oramai o si riduce, come si va riducendo, a una opposizione puramente parlamentare e cioè incoerente e timida, oppure deve imperniarsi su un principio puro e semplice di libertà: di libertà, su tutti, contro tutti, di libertà anche contro sè stessi. Ora il partito popolare ha funzionato senza dubbio come una forza liberale in quanto esso era un partito fra gli altri che aveva bisogno della libertà per vivere e per agir~; ma la sua posizione viene a capovolgersi interamente il giorno in cui i suoi programmi diventano, in buona parte e sempre di più, p,rogrammi di governo. In tal caso, per pretendere che il popolarismo continui a essere una forza liberale, occorre immaginare che esso non abbia una verità da attuare nel mondo anche attraverso il potere politico; invece, tale verità esso (oppostamente al liberale che non crede che al libero e indefinito sviluppo degli interessi e delle idee) lo ha; è, an2i, una verità di carattere ultimo e definitivo, la quale, per il fatto puro Biblioteca Gino Bianco

SUCCESSIONE FASCISTA 15 e semplice di esistere, gli inibisce di agire fermamente nel senso della libertà. Questa incapacità è cosl intrinseca alla concezione che il partito popolare ha del movimento delle forze collettive che essa si ripercuote anche su quella sezione della sua attività che, per sua natura, dovrebbe essere la più agitata dagli spiriti della libertà: cioè l'prganizzazione operaia. In iondo la lotta fra·< destri> e <sinistri> ~on appare tanto una lotta politica e spirituale fra clericali.smo e democrazia cristiana, ma, semplicemente, una lotta economie~ fra medii ceti clericali e classi operaie, sopratutto rurali, egualmente convogliate nelle vie del clericalismo. Le caratteristiche dell'organizzazione operaia cattolica sono tali che, se essa contribuisce indubbiamente - per l'interesse politico· evidente che ha la Chiesa a introdursi nelle classi popolari, mentre queste s'avvicinano al dominio - al miglioramento e alla elevazione dei lavoratori, tuttavia nulla fa e nulla può voler fare per la loro emancipazione. Anche distrutta la gerarchia capitalistica, è necessario, per un cattolico, che la gerarchia ecclesiastica resti salvaguardata, e, in questa immutata esigenza di soggezione spirituale delle grandi masse, vengono in luce due fatti di importanza decisiva: l'incompatibilità radicale fra sindacalismo socialista emancipatore e sindacalismo cattolico asservitore; e, per converso,. l'identità fondamentale di tendenze fra il paternalismo operaio del fascismo e l'operaismo non meno paterno dei popolari. Sia per la rappresentazione generale che il partito popolare si fa dello sviluppo dell'economia moderna, rappresentazione che è sostanzialmente conservatrice e, anzi arretratrice; sia per i dati morali che esso pone alla base della propria azione sindacale, è perfettamente lecito immaginare la possibilità d'un assorbimento delle organizzazioni bianche nelle Corporazioni Nazionali. Vi si oppongono, naturalmente, difficoltà di persone, di gerarchie di dirigenti e di obiettivi politici di parte; ma, sul terreno ideologico e economico, non si vede dove possa risiedere un contrasto irreparabile ; e tanto basta a persuadere che nessuna riscossa di carattere autenticamente liberale, cioè < libertario>, può prendere le mosse o trovare aiuto negli strati operai delle forze cattoliche. * * * Più solidi e, sopratutto, p·iù genui~i sono gli appoggi che si possono trovare nelle correnti di democrazia. ~ oggi, naturalmente, di moda riv·ersare ogni colpa sui partiti democratici, i quali avrebbero tutta le responsabilità più contradditorie: di essere interventistici e rinunciatarii, reazionarii e filobolscevichi, corruttori del movimento operaio e distruttori dello Stato ecc. ecc. Ma chi ricapitoli serenamente l'attività delle correnti democratiche, espresse in genere da quello che fu il partito radicale, deve constatare che esso, fino al prodursi degli ultimi avvenimenti, non compl nessun sostanziale tradimento ai propri principii e che anzi, nelle grandi linee, ha testimoniato di saperH servire: l' interventismo democratico nell'ultimo decennio e, nell' intero ventennio, la politica interna socia( riformistica sono i due capisaldi di questa prova. Mediante la politica dell'intervento in guerra non è possibile negare che le Biblioteca Gino-Bianco I

... 16 LA CRITICA POLITICA correnti. radicali italiane abbiano contribuito a realizzare un imponente fenomeno : quello delle liberazioni nazionali che si sono verificate in tutta Europa e in Asia e che sono un prodotto rivoluzionario (eminentemente <democratico> anche se avveratosi traverso i varii nazionalismi) uscito dal grande conflitto. D'altro canto la stessa violenta e inaudita reazione che il fascismo ha scatenato non solo contro il movimento operaio socialista, ma forse piil ancora, contro tutta I~ politica interna (cooperative, sindacati d' impiegati, mutualità di Stato ecc. ecc.) dagli ultimi vent'anni è la riprova assoluta che i gruppi di democrazia, per una ragione o per l'altra, questo poco importa, hanno fatto una politica conforme e non disforme ai propri i principii. Non val neanche la pena di far notare, tanto è ovvio, che la nostra " democrazia,, per il fatto solo che è sempre stata burocratica, riformistica, statolatra agnostica di fronte alle istituzioni ecc. ecc., raffigura un tipo politicamente inferiore di democrazia, e cioè quella dei popoli minorenni. Ma nei limiti in cui essa ha agito, ovverossia nei limiti della nostra - minorità storica, che ci costringe a una politica statalistica, essa ha risolto .il problema ponendo, in complesso, lo Stato a servizio degli intere·ssi e delle aspirazioni delle classi diseredate; e in questo senso, ristrettamente econo.- mico ma pure non privo di ripercussioni - il suffragio universale - essa ha sviluppato nel < vecchio regime> una parte notevole dei proprii postulati. Ora è molto difficile concepire - a. meno che non si immagini davvero che il fascismo è un superamento storico - che una massa cosl compatta • e stabile di rapporti, di orientamento, e di consuetudini possa andare distrutto d'un colpo e per sempre. Giorno per giorno si hanno le prove che, pur essendo embrionale e molto malsicura, la coscienza socialista della massa operaia, pure essa sopravvive sotto la coercizione e dietro la maschera; e, nella stessa _guisa si deve supporre che quella coscienza democratica, che in alcuni gruppi dirigenti e in larghi strati della popolazione era pur nata, non sia morta ma solo sopita, non sia soppressa ma soltanto compressa. Il ritorno reazionario del fascismo, che ha sorpassato le stesse posizioni conservatrici dello Stato, sia pratiche che ideali, per collocarsi su un piano di attività e di idee apertamente borbonico e, in questo suono, prestatale, è senza dubbio imponente. Non conviene però mai dimenticare che, per soverchiare lo Stato liberale e per tener soggette le correnti democratiche del paese - tra cui tutta la democrazia di estrema sinistra e una parte della stessa democrazia costituzionaJe: demosociali dissid~nti, riformisti, combattenti ecc. ecc. - esso abbisogna ancor oggi della violenza in atto e minacciante. Dopo un anno e più di governo di reazione è evidente - ciò che non era affatto un anno fa: anzi - che il contrasto fra la coazione governativa e la forze spontanee del paese si va accentuando, e tali forze, escluse quelle operaie più ammutolite di altre, non possono essere che quelle della democrazia. I vecchi partiti < democratici > - oggi sopratutto, demosociali - aderiscono all'attuale situazione, e, essendo essi gli esponenti tradizionali di correnti o di situazioni. democratic~e, fanno ritenere che il loro lealismo go~ vernativo implichi l'annullamento anche delle forze, per incoerenti che siano, che vi rispondono nel paese. La realtà è invece che, nello stesso modo che la forze conservatrici del paese hanno, con la formula fascista, sorpassato e reintegrata la < casta politica > conservatrice, le forze di democrazia vivono anch'esse, sul rinnovamento determinato dalla guerra, all'infuori delle loro Biblioteca Gino Bianco

SUCCESSIONE FASCISTA 17 già vecchie rappresentanze politiche: e si dispongono anch'esse, con i moti lenti di 'una formazione naturale, a sorpassarle e a ricostituirne di interamente nuove. Tale rinascita si trova anche favorita da un'altra circostanza: il crollo e la riduzione a termini molto modesti delle correnti socialiste. Occorre, infatti, aver .presente che, se i movimenti di democrazia, diciamo cos}, ortodossa, hanno subito un arresto di sviluppo, lo_si deve proprio alla estensione innaturale assunta da quel movimento di democrazia exlege posto in essere del socialismo. Trenta anni f~, quando erano vive le dispute, tra il partito operaio che pretendeva svolgere funzioni democratiche, e la democrazia cla~sica incert~ dei proprii ~uovi compiti in mezzo alle classi lavoratrici, si fu vicinissimi al punto in cui una estensione dei partiti democratici avrebbe, forse, potuto impedire il sorgere d'un movimento autonomo delle classi lavoratrici. Se queste, distaccatesi dalla matrice democratica, si fossero subito messe sul terreno della azione o della pedagogia sovversiva, la separazione sarebbe stata, legittima fra tutte due le parti; ma, in realtà, il movimento operaio non è stato altro che un movimento di democrazia intorno allo Stato e, sopratutto, intorno agli enti loc·ali, e, pertanto, è possibile e quasi inevitabile che tutta la materia democratica elaborata nel trentennio dai socialisti, venga a immettersi nelle congrue forme dei partiti non socialisti ma democratici. Questi hanno oramai dinanzi a sè la via libera, e si trovano ricollocati in quella stessa posizione di libera scelta delle proprie funzioni in cui si sono trovati sul nascere del movimento operaio indipendente. Possono e&sere essi che, oltre all'impiegare le forze più propriamente loro, che si sono sempre rifiutate di entrare nell'alveo del socialismo, rimettono in moto, sotto le franchigie della libertà riconquistata, l'attività delle classi lavoratrici; e, nell'interesse delle classi medesime, debbono anche essere essi a controllarne e guidarne il moto di emancipazione. L'attuale preponderanza· della reazione deriva in sostanza, dal fatto che, da un ventennio, si è determinato una assoluta separazione di organizzazione fra le forze della democrazia e quelle del socialismo ; e, quindi, non è concepibile che la riscossa liberale avvenga altrimenti che mediante la rinnovata fusione di larghe parti delle due correnti. Ma, di queste, è propriamente quella socialista che mentre ha avuto l'iniziativa della separazione, non ha poi saputo agire, conquistare, difendere le proprie conquiste da sola; onde mentre l'alleanza si riimpone, è la democrazia, e non più il socialismo che, per necessaria vicend_a, .terrà la guida del movimento. * * * Ciò non sarebbe però evidentemente, neanche concepibile se la democrazia non potesse allargare i proprii ristretti quadri di anteguerra nè uscire _ dall'orbita parlamentare in cui ora è in gran parte rinchiusa; non è un'armata senza soldati e coi capi esitanti, quella che può prendere il comando d'un esercito. Ma è innegabile che la spontanea irreggimentazione sotto le bandiere della democrazia va facendosi sempre• più intensa, e che, ,ali' ingrosso, si può dire che ormai tutti- i medii ceti, delusi dalla politica plutocratico-oligarchica-clericale adottata dal Governo, stanno largamente diser.: · . Biblioteca Gino Bianco I

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