{ . . , 570 ,( ' I l \ '\ • I / l I I Io vedo per altrui, per me altri vede e va secui'o con veloce lena, nè s'è sgombro il ·eammino egli rit1hiede. 0011 questa faccia poi di luna piet:a, so110 privo di braccia, ho un solo piede e un unico oechio, che ti fissa appena. f)a1'CtfuUa. Storia. I 7. - S O I A R AD A. · · A Ga111ba,1·ù.w. Alboino fìnal siede a banchettb tra belle dame e prodi cavalier; .J gli fascian d' ombire il nobile intelletto i fumi delle lodi e de~ bicchier. Del suocero tutto1· lo spettro avante _ 1 nel talamo ed al desco .gli apparì, nè securo ei si tien ancor che tante lune passar da eh' ei lo sep~eliì. Fattosi or prete d'un novel secondo che la sua sposa lo consacri or vuol, e tolto il teschio di re Cunemondo posì alla bella fay eJlare ei .s1uol: - Bevi, Rosmunda: ti parrà più grato il vin nel ca.po del tuo buon· pal?à; molti fastidi egli mi diè in passato ma, credo, adesso più non me 'n darà. - ' Prir>io la donna dalla orren'da tazza la bevanda, che il re ~•accinge a ofl'ri:r, ma il ~more offeso dalla i:rppresa pazza già pensa a vendicare il réo martir. .' Diabolico total del tradimento il drudo al suo pensiero s'affacciò: 1 egli mesca al marito in sul momento il feral tosco eh' ella preparò. ].\,Ja, aitlor che a Elruichi pur la donna ultrice il nappo porge che spegnerlo. de', -r- Bevi, bevi, amor m'o, quegli le dice: pe' vostri desèhi vino tal fatto è!· - Così una· colpa veudil'ar con altra colpa per la dea Nemesi -è fa tal; e a re tiranno ed a femmina scaltra cantò il popol pavese il func·ral !.... L'Etrusco., • ' . ' 8. - SCIA11.~DA RI'.L'RATTG. Gran tempo ei visse neJlè l'egie corti, e nell' aule di splendidi palazzi'; ' , fu in armi e nel governo fra i più u.ecorti. N è piaceri schivò danze e sollazzi, ma l' umane al veder misere sorti, e quanto fosser stolti i grandi e pazzi nei chiostri si rinchiuse a· 1ui sì <'ari che ai fasti il sorlevar de' sacri 'altari. Ne le poltrone e nei sofà si Yede · lavor di fino e geni'al disegno, che ùel:a man di non plebea mercede sa fare .e di fanciulla· eletto ingegno, mentre il dardo d'amore 'l cor le fiede per quei, èhe acceso del più santo sdegno contro il nemico ,in ginsta op-ida guer,ra or pugn~ per la cara ita.la terra. Le dotte uoltivò tenere muse ~ ' òr con giocosi ed or con serii ludi; leggiadra lingua e puro stil v'"infuae, · ma i11 bassi modi ed in con'cetti rudi cadde sovente, onde restar deluse le sue speranze e vani i lunghi sturli, e tuttogiorno i suoi poemi itn·olve d'umano e ingrato oblio l'immonda po•lve. i .Fulgenzio, BibUoteca Gioo Bianco J I f' ~l 1' ' Pellegrir\i· ' 9. - ENIMMA. Monti di ghiaccio, balle di carbone, batuffoli d'ovatta, o nidi• mostri, -t un alter1)at' di candidezze e tnr·hiostri, fraterie strane, va:nno in processione. Sarrocchino non han, non han bordone, nulla che pellegrini gli addimostri, ma p1•ia che il sol le brulle vette mostri vanno ad oriente ed a settentrione. Vagabondan'do per l'augusta via ai lor fratelli stan talvolta accanto, sfuggo a ~al' altra simil compagnia. Pnre non tocchi dal dolor, frattanto, prefiche mute ad ogni salmodìa, versano spesso interminabil pianto. ( " L'Etrusco. A M. T. Cicerorte. 10. - SCIARADA INUA.TIENATA. PJ'incipio fine, che dai rostri tuooi tante invettive contro al fier tribunò, pari al tuo Yerbo non ve ne fu alcuno, nè vi~saran pari alle tue concioni, in cu,i guizza lampeggia abbar.te e vola il fulmine di Dio fatto parola. lVla ciò dell'altrui fama t'ha, sveJato invidfoso, pii1 che l'alto e vero amante di' giuistizia; anzi uu inte1·0 del tuo rival nel grande tribunato, e le prediche tue magniloquenti oggi servon di spasso agli studenti . Filippo Ar·genti. 11. - CAMBIO D'INIZIALE. . v' È ·legata. la mia pelle da due brevi cordicelle; se una resta .l; altra fugge ed· allora un fischio rngge; qu.ando giunge il mio m~ssaggio lo ~.chivarsene è da saggio; io~ no'n s01i senzt1- peccato, pure un sasso l'ho lanciato. Se di chiavi vado armato catcerie!' non l è il mio stato; se mi parlano in segreto lo' ridico da indiscreto; molta g'ente vo destando, ma a dormire anco ne mando e rberbo il mio servizio per il giorno del giudizio. · Adonìa. Urt' avventura. 12-13. - DUE ANAGRAMMI a L. M. All' a.mica del mio core volli offrire una cosetta, una cosa pioeoletta, era un pegno del mio amor. Un' eb'tp:nea :icxxxxxxxxx con un' esil xxxxxxxxxx, una cosa, assa.i ca.rina,, un tesoi· d'argento e d' or. I j ••
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==