Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

sorta di mera ricucitura delle forze politiche di sinistra che lasci sostanzialmente immutati e quindi inefficaci gli obiettivi tattici, privi di una comune visione strategica (il socialismo in Italia non sembra aver fatto dalla Liberazione dei sostanziali passi in avanti). Bi sogna anche evitare il nascere di una sorta di neo-frontismo che, lungi dal risolvere il p.roblema rivoluzionario, finirebbe per dare spazio e ossigeno alla politica razionalizzatrice del capitale nazionale ed internazionale. E' un compito questo che bisogna iniziare subito, uscendo dagli equivoci delle scelte "a metà", in cui mentre si dice di accettare e di promuovere un nuovo modo di far politica, si continua, allo stesso tempo·, ad agire in inutili quanto mistificanti aggiustamenti sul piano strettamente parlamentar.e, rispondendo soltanto in questa maniera ai movimenti di massa, finendo così per realizzare sempre più una subordinazione e - Dio non voglia - l'integrazione del fronte di classe nel sistema. Ma soprattutto aprendo la via alla realizzazione di quel piano di contrattacco alle vittorie autunnali della classe operaia, che il capitale sta oggi tentando e di cui le manifestazioni più vistose, non sono, come potrebbe sembrare, le denunce che continuano a calare contro gli elementi più attivi della classe operaia, ma la costituzione di quel governo di centro - destra, detto però ancora di centro - sinistra, la cui vera natura è oggi quella di un governo d'ordine al servizio della razionalizzazione imprenditoriale, in ltal ia già ben nota. Di questo piano di reazione, anche l'opposizione parlal'nentare si rende compi ice nei limiti in cui non esce in "campo aperto" nel la ricerca di una strategia politica rivoluzionaria libera dagli schematismi .parlamentari che possa creare delle condizioni nuove per realtà politiche che oggi sembrano irrealizzabili. Bisogna che le forze del cambiamento - partitiche, sindacali, sociali e culturali - escano· subito in "campo aperto" con tutto ciò che questo comporta sul piano del rischio. 82 l1otecaGino Bianco ._Anche il P.C.I. in tale grave situazione - deve definitivamente chiarire le ambiguità della sua politica. Il P.C.I. è realmente disponibile, come talune forze della sinistra moderata ancor credono, per ciò che definisco una repubblica "anticonciliare", cioè per una collaborazione con il sistema dei partiti arroècato sul la D.C. o per un giolittismo post-I itteram? 11 P.C. I. deve chiarire - con i fatti e le lotte politiche - questo punto, anzitutto a se stesso ma anche a. tutto il resto della sinistra, al movimento poi itico del le forze del cambiamento. In secondo luogo, il P.C.I. non può solo continuare a parlare di pluralismo, deve anche dire che tipo di autonomie reali e di articolazione sociale vuole mettere in moto. Penso in questo momento all'autonomia del movimento sindacale. Il P.C.I., ha la massima responsabilità nel mettere in moto il processo dell'autonomia sindacale, date le forze preponderanti di cui esso dispone all'interno della CGIL. Ora, in che modo e per quali vie esso intende fare avanzare questo processo? In terzo luogo, quali proposte la corrente comunista largamente maggioritaria nella CGI L, intende elaborare al più presto per fare avanzare l'unità sindacale, tenendo conto, benin"teso, che vi sono oggi almeno due livelli su cui quel processo si muove, uno di vertice, a livello delle confederazioni e delle correnti, e uno in corso di maturazione alla base, di cui i nuovi strumenti di democrazia e gestione sempre più sindacai izzata del rapporto di produzione nella fabbrica, che la classe operaia è riuscita a d9rsi, sono la più particolare espressione. Così si avvia il paese verso quella scelta di classe socialista, per un socialismo tutto da inventare, non da copiare. Questa scelta diventa anche per i ceti popolari cattolici una scelta indilazionabile: ad essa molti di noi sono già pervenuti attraverso un iter che ci ha Iiberato da ogni ideologismo, da ogni dogmatismo poi itico; ciò che ha fatto di questa scelta una scelta laica in ogni senso: Mi piace citare quella quinta parte della Pacem in Terris jn cui Giovanni XXI 11 ricordava che altre sono le ideologie di partenza dei movimenti storici, altre sono le modalità concrete con cui essi si sviluppano nella· storia, nel tormento, nel la sofferenza della costruzione di una società e di uno stato a misura dell'uomo. lo credo che il nostro e il vostro iter camminino proprio in questo senso. Noi siamo partiti da posizioni democratiche éristiane contrapposte ad un partito comunista che indubbiamente non era quello che è oggi; noi e voi ci troviamo oggi di fronte ad un partito comunista che non può essere insensibile alla battaglia di tutti noi, poichè è anche la sua battaglia. Oui - posti di fronte alla realtà del quadripartito e allo smottamento successivo verso 10 storico incontro detto "conciliare" - non si tratta più di sapere quali sono le ideologie di partenza o la visione del mondo che ciascuno di noi ha, si tratta di sapere qual i ·sono i valori essenziali che vogliamo oggi portare avanti; si tratta di scegliere le forze reali trainanti di questo processo rivoluzionario che ha come perno l'uomo e la classe operaia. Se tutti constatiamo la crisi di un'azione politica vincolata a schemi precostituiti, a dogmi "che chiudono" nei confronti della-· realtà, nasce allora per tutta la sinistra autentica la necessità di una poi itica "induttiva": una poi itica che nasce dalla realtà che si sviluppa direttamente da un'analisi della realtà, come intervento modificante ed orientante la stessa realtà. Naturalmente non un'azione di intervento che trae la sua ragione d'essere da una analisi acritica, ma un'azione poi itica che orienti il suo modo di intervento secondo obiettivi e metodi di fondo "liberatori del l'uomo". Non è il momento di rassegnarsi alla "realpolitik" delle cose, ma di cambiare le cose e creare le condizioni di una nuova alternativ~ politica di sinistra, cui certamente non mancano consensi e maggioranze nel paese.

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