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Chourar Saïd

New York e i pazzi col turbante

Tratto da «Una città», n. 67, maggio 1998

Carissimo Boualem,
sono stato a Sétif e in seguito ad Algeri. Questi spostamenti, nell’ambito della "Riforma della Pubblica Istruzione in Algeria", mi hanno tenuto impegnato per dodici giorni. È stato al ritorno da Algeri che ho avuto la tua lettera che mi ha fatto molto piacere. Sono molto contento di sapervi al sicuro, tu e tua moglie, lontano dalla violenza che regna in Algeria. "L’uccello canta la lode dei luoghi in cui ha trascorso la primavera" dice un proverbio cinese e tu hai passato la tua primavera nelle stradine strette e polverose di Guendouze. Mi succede di essere preso dalla stessa nostalgia che ti ha colto nella tua assenza, questa nostalgia di rivedere degli esseri familiari, degli odori particolari, dei comportamenti diversi ecc... Ma...
Ma, non c’è niente che fronteggi la ruota del destino quando comincia a slanciarsi nei cieli. Può scagliarvi là dove non avete mai sognato di andare. Per te, è l’Italia, questo paese in cui coesistono in una perfetta armonia la violenza del desiderio di vivere e la dolcezza della creazione. Questo paese è stato la culla delle arti come pure di tutti gli eccessi fascisti e mafiosi. Tale sincretismo romano delle culture della violenza e della bellezza hanno distinto questo paese la cui grandezza morale supera di molto la grandezza territoriale.
Al posto tuo Boualem, non perderei il mio tempo a creare associazioni la cui finalità è conosciuta in anticipo: il fallimento, ma mi dedicherei allo studio e alla ricerca. Ci sono troppe cose da vedere e da scoprire in questa Italia meravigliosa per importi queste associazioni il cui avvenire è effimero perché generalmente assomigliano a quei raggruppamenti delle nostre vecchie megere nei nostri quartieri di Takhlijt Leeyad o di Takhlijt’n Boukhenfouch.
Detto questo... Grazie per il tuo invito e dei tuoi sentimenti nei miei confronti. Per quanto riguarda la mia dedizione: l’hai descritta con esagerazione poiché ero pagato per insegnare e ho fatto solo il mio dovere di educatore, come continuo a fare ancora oggi. Il signor Yves Binard ha fatto per me più di quello che io ho fatto per te e per i tuoi compagni. E spero che questa catena del Bene non si interrompa mai affinché l’amore, l’amicizia, la fratellanza, la solidarietà e tante azioni virtuose continuino a distruggere l’odio, la violenza, il razzismo, la cupidigia che tendono a viziare e corrompere le nostre società.
E a proposito della situazione del nostro paese?
Il terrorismo islamista ha ucciso molto. Non ha risparmiato né vecchi, né vecchie, né uomini, né donne, né ragazzi, né ragazze, fino ai feti nei ventri delle loro mamme. Mia moglie ha appena perso nella maniera più orribile suo zio Hassane assassinato nel villaggio di Sidi Hamed a Blida. In questo villaggio ci sono stati 103 morti, 70 feriti e 30 donne rapite.
Il Signor Aït Ahmed (presidente dell’Ffs, ndr) continua ad alimentare il dubbio a livello dei paesi occidentali cercando di coinvolgere l’esercito in queste stragi. E’ veramente diabolico da parte sua perché, senza questo esercito quasi i due terzi degli Algerini sarebbero stati decimati poiché Ali Benhady l’aveva promesso ad un certo momento: durante l’ascesa folgorante del suo partito. Senza il nostro esercito, il Bacino del Mediterraneo sarebbe stato soggetto a gravi turbolenze la cui gravità sarebbe stata percepita da questo Occidente - spettatore - animatore.
L’Occidente si sbaglia di grosso nella sua analisi del fenomeno dell’islam politico, che è mille volte più pericoloso del comunismo. In effetti, il comunismo è solamente una creazione dell’uomo, mentre l’islamismo è un’emanazione "divina". Combattere il primo è facile, ma combattere l’altro è tanto più difficile, in quanto il nemico col quale si ha a che fare si considera come il vicario di Dio sulla Terra. Gli islamisti, in Algeria, minacciano la sicurezza nel Mondo. L’Occidente, che crede di detenere in questo flagello, un mezzo di pressione su certi paesi, si sbaglia di grosso: sta preparando la sua propria caduta. L’esempio dell’Iran si espanderà a macchia d’olio e saranno centinaia di milioni di bombe umane che l’islam politico getterà nella battaglia "contro l’Occidente satanico", secondo la fraseologia consacrata. Col volere manipolare troppo l’islam politico, l’Occidente creerà le opportunità della propria eventuale scomparsa.
L’Iran cerca di possedere l’arma atomica e secondo un amico iraniano che è insegnante a Qom, non è lontano dal detenerla con il concorso di esperti ucraini rifugiati in quel paese. La Cia crede di sapere tutto mentre si fa abbindolare da dei pazzi col turbante: i mollahs, vampiri assetati di sangue.
Carissimo Boualem, mi piacerebbe proprio venire in Italia, non per viverci, ma per fare delle conferenze sui pericoli dell’islamismo. Se c’è una sola opportunità che mi si offre per aiutare il mio paese, la coglierò senza esitare. Il nostro paese ha pagato per la stabilità degli altri e nessuno vuole riconoscere questo. Un diplomatico americano ha anche ostentato disdegno a proposito del pericolo planetario che rappresenta l’islamismo, questa nebulosa antropofaga.
Roma aveva il suo splendore e la sua grandezza, cosa rimane? E allo stesso modo cosa rimane di Cartagine? O anche della Berlino del nazismo? Se la New York della Democrazia vuole conoscere la stessa sorte, deve solo continuare a flirtare con l’islam politico.
Se ti è data la possibilità di pubblicare la mia lettera, te ne do già ora il permesso allo scopo di illuminare l’opinione pubblica italiana.
Cari saluti a te e a tua moglie.
Guendouze, 4 marzo 1998
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